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[Fermo] Infamie di fatto

Alla fine il neofascista di Fermo ha patteggiato una pena di quattro anni per l’omicidio di Emmanuel e ora ha ottenuto i domiciliari senza braccialetto elettronico e con la possibilità di quattro ore di lavoro esterno al giorno.

A favorire un patteggiamento così al ribasso è risultata decisiva l’ignobile e tempestiva montatura del «Fatto quotidiano» circa la presunta affiliazione di Emmanuel alla mafia nigeriana, desunta da una fantasiosa velina della Questura.

E ora Sandra Amurri del «Fatto quotidiano» ha querelato il Comitato antirazzista «5 luglio» di Fermo e il «Resto del Carlino» ha fatto lo stesso con la FIOM di Fermo. Pare non si possa dire che alcune testate giornalistiche sono state al fianco del neofascista omicida costruendo una vergognosa campagna di menzogne, razzismo e disinformazione.

Su Informazione.TV si può leggere il documento del Comitato antirazzista «5 luglio» di Fermo con l’avvertenza che quando vi è scritto [NOME TESTATA LOCALE] si tratta di un omissis per il «Resto del Carlino». Lo riportiamo anche qui in solidarietà con chi, coraggiosamente, lo ha scritto e perché non ci si deve rassegnare al silenzio che vorrebbero imporci.

Emmanuel, ucciso due volte

L’assassinio razzista di Emmanuel è salito alla ribalta nazionale scatenando immediatamente una campagna di stampa tesa a screditare le vittime e ad avvalorare le versioni dei fatti fornite dall’ omicida e dalla difesa. La testa di ariete di questa campagna è costituita da [NOME TESTATA LOCALE] che giunge ignominiosamente a scrivere della ritrattazione da parte della vedova.

La ripetizione martellante del falso finisce per provocare la rottura del riserbo da parte della Procura che smentisce la fandonia, il che non impedisce al [NOME TESTATA LOCALE] di proseguire ripetutamente nella sua pervicace azione di disinformazione. Tra i quotidiani nazionali, a sorpresa, anche «Il Fatto Quotidiano», che si è distinto tante volte nella produzione di inchieste sui più marci retroscena della vita politica ed economica del paese, che così spesso ha corrosivamente polemizzato con la stampa asservita, ha assecondato quella campagna che un’abile regia ha orchestrato contro la verità e l’evidenza e che trova rispondenza in una parte grande della città, rivelando così la profondità della crisi morale e della decadenza intellettuale che attanagliano il paese.

Certo, «Il Fatto» non era finora mai sceso al livello del [NOME TESTATA LOCALE], impresa peraltro improba, la vicinanza al difensore dell’omicida si era finora manifestata con la divulgazione delle tesi della difesa e più per le omissioni che per le asserzioni. Ma le omissioni sono gravi, e anche «Il Fatto» non ha mai rilevato come tutte le testimonianze convergenti sulla tesi della legittima difesa siano in contrasto insanabile con i dati della polizia scientifica e dell’autopsia: sull’arma che avrebbe impugnato la vittima (un paletto della segnaletica stradale divelto) risulterebbero solo le tracce dell’omicida, le varie lesioni sul corpo della vittima vanno ben oltre il pugno che determina la caduta e quindi il decesso.

Ma domenica 27 «Il Fatto Quotidiano» ha toccato il fondo superando il quotidiano bolognese e ispirando una nuova fase della campagna di cui sopra. Ai funerali di Emmanuel, questo lo scoop, avrebbero presenziato esponenti della mafia nigeriana (Black Axe) in divisa rosso-nera (è noto ai più che il rosso è il colore che si indossa ai funerali in segno di rispetto in alcuni Paesi africani, in particolare Nigeria) per rendere l’ultimo omaggio al confratello.

Non deve sfuggire il passaggio dal condizionale, doverosamente utilizzato per riferire un’ipotesi tutta da verificare, all’indicativo («è una beffa che membri di black axe…»), passaggio che trasforma l’ipotesi in una certezza. Conquistata con tanto rigore e onestà intellettuale tale certezza l’inviata de «Il Fatto» può diffondersi sulle nefandezze dei bevitori di sangue umano sicuramente condivise dal confratello Emmanuel. L’effetto immediato e prevedibilissimo sulla «zona grigia», cioè sulle vittime designate di questo tipo di informazione, è «l’apertura di nuovi scenari» (secondo la difesa): il razzista diviene un giustiziere, la vittima un criminale e magari (si è sentita anche questa) doveva morire anche la moglie.

Assumiamo per un momento la fondatezza di quella ipotesi (tanto grottesca e ridicola quanto la pista anarchica con cui «Il Fatto Quotidiano» intitolò il pezzo sugli attacchi alle parrocchie), la qualità della vittima modificherebbe in qualche modo la dinamica dell’aggressione o le motivazioni dell’aggressore e le sue responsabilità?

Per un giornalismo intelligente e civilmente impegnato, e non asservito, Fermo e i moti della sua opinione pubblica possono offrire un osservatorio privilegiato di uno spaccato profondo che rappresenta la pancia dell’intero paese, di Come si diventa nazisti [un famoso libro di William S. Allen], del misterioso fenomeno per cui una massa di persone «normali», nel tempo di una crisi che non termina mai, finisce per acclamare il linciaggio dei diversi: tutti usurai o tutti ladri di lavoro o tutti mafiosi poco importa.

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[BO] Lettera aperta al sindaco e all’assemblea regionale sulla commemorazione del neofascista Marcello Bignami

Al sindaco di Bologna e all’assemblea regionale dell’Emilia-Romagna.

Sabato 17 dicembre in Cappella Farnese si terrà una commemorazione istituzionale del neofascista Marcello Bignami a dieci anni dalla sua scomparsa, con il patrocinio del Comune di Bologna, della Città Metropolitana, della Regione Emilia-Romagna, e la partecipazione bipartisan di Ignazio La Russa, Simonetta Saliera, Maurizio Gasparri, Walter Vitali, Gianfranco Fini, Marcello Veneziani…

Ma chi era costui?

Fino all’ultimo Marcello Bignami fu un neofascista convinto, tanto da dichiarare: «Cosa ha continuato a legare il MSI ad AN è sicuramente un gran sentimento che è poi quello che aveva unito il MSI, la RSI, il Fascismo e anche prima del Fascismo, cioè i Valori».

Tra la fine degli anni Sessanta e l’inizio degli anni Settanta, Marcello Bignami è stato il principale responsabile di aggressioni squadriste davanti alle scuole bolognesi e all’Università, insieme a un manipolo di camerati del FUAN – di cui era il capo – che si opponevano alle lotte del movimento studentesco con mazze, spranghe e tirapugni. Bignami fu un neofascista sprangatore di studenti.

Nelle indagini seguite al cosiddetto «Dossier Due Torri» sulla realtà del neofascismo bolognese, redatto dal PCI e poi trasmesso alla Procura di Bologna, venne fuori che l’area neofascista si preparava in quegli anni a un salto di qualità passando ad azioni armate.

L’8 marzo 1974 a Castenaso Marcello Bignami venne ferito alle gambe con alcuni colpi di pistola mentre progettava di alzare il livello dello scontro.

Poi imparò la buona educazione e Bologna lo ricorda nelle vesti di infaticabile consigliere regionale di AN, noto per centinaia e centinaia di proposte oziose, battaglie strampalate, interpellanze inefficaci, carte vane. Ovviamente, come si usa in Italia, la poltrona è poi passata al figlio Galeazzo…

Riteniamo un fatto deprecabile che le istituzioni bolognesi commemorino una persona che non solo non ha meriti di alcun genere, né civili né culturali né artistici, ma che non ha mai preso le distanze dal Fascismo e che anzi, in gioventù, ha fatto del male alla città promuovendo con la violenza un’ideologia odiosa e intollerante.

Bologna ha pagato un prezzo molto alto per le violenze squadriste di fascisti e neofascisti e per lo stragismo dell’estrema destra, dalla strage dell’Italicus del 3 agosto 1974 a quella della Stazione di Bologna del 2 agosto 1980.

Marcello Bignami non ha mai preso minimamente le distanze né dal suo passato di picchiatore, né dalle violenze e dalle stragi della destra neofascista.

Per questo chiediamo:

– che venga pubblicamente ritirato il patrocinio del Comune, della Città metropolitana e della Regione alla celebrazione di un neofascista che non ha mai fatto chiarezza sul proprio passato;

– che non venga concessa la Cappella Farnese né altro spazio pubblico, o altrimenti che sia data in affitto come se la richiedesse un comune cittadino;

– che il Dossier Due Torri sia pubblico e scaricabile in pdf dal sito web del Comune di Bologna come documento rilevante della storia della città.

Ricordare che Marcello Bignami fu capo dello squadrismo neofascista negli anni in cui cominciava lo stragismo nero non significa oltraggiare la pietà che si deve ai morti, ma rendere giustizia alla storia in quanto eredità collettiva e monito per il futuro.

Invitiamo tutte e tutti coloro che si riconoscono nei valori dell’antifascismo a esprimere la propria contrarietà a una celebrazione istituzionale che offende la storia di questa città.

Nodo sociale antifascista

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Contro ogni sessismo! Contro ogni silenzio!

Ognuno di noi cresce e si forma in una società che diffonde a piene mani discriminazione di genere, nelle parole, nelle immagini, nei gesti, nelle allusioni, a scuola, sul lavoro. Nessuno se ne libera se non attraverso un percorso critico e una continua sperimentazione di sé.

Per questo riteniamo importante far conoscere i fatti relativi allo stupro di gruppo avvenuto nel 2010 all’interno della sede della RAF, la Rete antifascista di Parma, e manifestare la nostra solidarietà alla compagna che sta affrontando il processo.

Invitiamo tutte e tutti a leggere il resoconto dei fatti e ad aderire al comunicato di Romantic Punx e Guerriere Sailors: Circa i fatti di Parma nella sede della RAF: come riparare 4 crepe prima che qualcosa si rompa per sempre.

Nodo sociale antifascista

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[Imola] sab 10 dic h.15: presidio antifascista contro Forza Nuova

Sabato 10 dicembre è annunciata la presenza di Forza Nuova ad Imola in piazza Matteotti dalle ore 16. Per contrastare la propaganda neonazista in modo corale e comunicativo, ImolAntifascista invita tutti e tutte a partecipare a un presidio antifascista alle ore 15.00 nella piazzetta dopo la Biblioteca Comunale in via Emilia 80.

Qui sotto il comunicato.

IMOLA È ANTIFASCISTA

Sabato 10 dicembre Forza Nuova sarà presente in piazza Matteotti ad Imola. Questo partito neofascista si è sempre contraddistinto per la propaganda razzista e sessista. La guerra tra poveri fomentata da Forza Nuova distoglie l’attenzione dal reale problema che è rappresentato invece dalla precarietà del mondo del lavoro, della sanità, della casa, dell’istruzione. Forza Nuova è infatti in linea con le politiche di austerità che quotidianamente minacciano i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici.

Riteniamo che nessun partito che si richiami all’ideologia fascista debba avere agibilità politica. Troviamo assolutamente vergognoso che venga concessa la piazza principale della città ad un movimento che si dichiara neofascista. Per questo chiamiamo tutte e tutti coloro che si riconoscono negli ideali dell’antifascismo a scendere in piazza e ribadire che a Imola, città medaglia d’oro della Resistenza, i fascisti non sono i benvenuti. Perché l’antifascismo non è solo commemorazione ma soprattutto azione.

Appuntamento ore 15.00 in via Emilia nella piazzetta dopo la Biblioteca Comunale (civico 80)!

Il fascismo non è un’opinione, è un crimine!

ImolAntifascista

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[BO] Il camerata Bignamen tocca il fondo del ridicolo…

bignami

Galeazzo «Svastica» Bignami (nella foto) chiede la revoca di ogni finanziamento all’ANPI per aver ritoccato l’inno d’Italia e aver cantato in solidarietà con profughi e migranti «Fratelli in Italia». Scrive Galeazzen:

«Durante una commemorazione alle Aldini Valeriani, l’ANPI (l’associazione partigiani) ha ritenuto di cambiare le parole del nostro inno nazionale da “Fratelli d’Italia” a “Fratelli in Italia”, per esprimere solidarietà e accoglienza ai clandestini, per farli sentire più a casa loro. Questi qua (non mi saprei esprimere maggior disprezzo) dimostrano ancora una volta di essere degli anti italiani, incapaci di amare la nostra Nazione e di essere orgogliosi della nostra identità nazionale».

Peccato che Goffredo Mameli fosse un fervente antirazzista e basta leggere il suo Inno a Roma per rendersene conto:

Dimenticate o popoli
l’ire d’un dì che muore,
sarà la terra agli uomini
come una gran città:
libera, grande, unita
vivrà una nuova vita
la stanca umanità…

Strinse fratelli insieme
slavi, africani ed itali
un duolo ed una speme:
hanno un sol campo i popoli
ed un sol campo i re.

Ai ventenni che nel 1848 si sollevarono in armi, Roma antica appariva come una «gran città» che aveva unito persone e popoli al di là dei piccoli confini identitari e aveva insegnato il valore irrinunciabile della libertà e della solidarietà.

Purtroppo Galeazzen sa leggere e ama soltanto gli scontrini per il rimborso chilometrico…

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[Brescia] sab 17 dic h.13: Antifa Parade!

Sabato 17 dicembre a Brescia – con concentramento in Piazza Cesare Battisti alle ore 13 – si terrà l’ANTIFA PARADE contro la recente apertura della sede provinciale di CasaPound.

brescia

CHIUDERE LE SEDI FASCISTE, CHIUDERLE SUBITO!

Non è uno slogan, ma la concreta risposta all’inaugurazione della sede di CasaPound Italia in via Costalunga 4 a Brescia.

Sabato 14 novembre eravamo in tanti al presidio antifascista a pochi metri dalla loro sede; ed ancora una volta si è assistito alla militarizzazione del quartiere da parte delle forze dell’ordine ed ai ratti nascosti nella loro fogna.

BISOGNA INSISTERE E FAR SENTIRE LORO IL FIATO SUL COLLO, il tempo fa uscire allo scoperto tutte le contraddizioni. Anche se i fascisti usano parole d’ordine e campagne proprie della sinistra rimangono sempre manovalanza al servizio dei padroni!

Si schierano con Assad a fianco del popolo siriano e poi fanno barricate per respingere i richiederti asilo in fuga dalla guerra, si lavano la faccia con campagne di solidarietà in favore di terremotati, a Montichiari 30 razzisti sono pronti a dare battaglia per impedire l’ospitalità nella caserma Serini, a Chiari c’è un tentativo di aprire una sede di «Fascismo e libertà»; e poi «Brescia ai bresciani» che semina odio e razzismo, minacce e aggressioni dentro le scuole e fuori dai locali pubblici, pestaggi pianificati come un mese fa a Lumezzane ad opera di Forza Nuova.

Questi rigurgiti del passato si infilano nelle pieghe della crisi economica, sociale e culturale cavalcando idee qualunquiste.

Poteri forti, istituzioni, Partiti, forze di polizia li coprono; il tutto per scatenare lacerazioni sociali, sfruttare la rabbia, arricchire le clientele e distogliere dai problemi reali.

ALZIAMO IL GRIDO: SOPRA OGNI RIDICOLA «BARRICATA».

PER NOI ESSERE ANTIFASCISTI SIGNIFICA ESSERE UNA COMUNITÀ CHE ACCOGLIE RESPINGENDO OGNI INTOLLERANZA, SIGNIFICA SVILUPPARE PROPOSTE DI UGUAGLIANZA, RIEMPIRE LA PIAZZA E LE STRADE, SIGNIFICA PRENDERE PAROLA CONTRO IL RICHIAMO NEOFASCISTA fatto di ignoranza, luoghi comuni e false speranze.

PER QUARTIERI, PAESI E CITTÀ LIBERI DA OGNI RAZZISMO ED OGNI FASCISMO.

PER UNA BRESCIA ANTIFASCISTA.

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[Rimini] sab 10 dic h.19: benefit antifascista

Sabato 10 dicembre al Grotta Rossa di Rimini vi sarà una serata a supporto della lotta antifascista e delle recenti spese legali, a 6 mesi dalla singolare operazione repressiva che ha portato all’arresto di 6 persone colpevoli di essere state aggredite e/o accoltellate. È un caso lampante di come funziona la «giustizia» dello Stato: i neonazisti accoltellatori sono liberi e vengono invece perseguiti gli accoltellati… Qui un riassunto dei fatti.

rimini

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[BO] mer 14 dic h.20: Nessuno spazio ai fascisti!

Dopo l’affollata assemblea del 2 dicembre, il prossimo momento di dibattito per costruire un percorso di attività e mobilitazioni antifasciste in città e in regione sarà il 14 dicembre dalle ore 20 presso il Circolo anarchico «Camillo Berneri» di Porta Santo Stefano 1a.

Dopo la chiusura delle sede bolognese di CasaPound, la galassia della destra estrema ha cercato di ricostituirsi, con nuovi attori e tentativi di accaparrarsi luoghi informali di aggregazione.

Da qui, un momento di discussione e socialità con aperitivo benefit per condividere informazioni su come, anche a Bologna, i neofascisti cerchino punti deboli in cui infilarsi.

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Una nuova, ignobile montatura sull’omicidio di Emmanuel

Aggiornamento del 7 dicembre. Alla fine viene fuori che la notizia riguardante la presenza della mafia nigeriana ai funerali di Emmanuel è una velina di polizia basata su una presunta «fonte confidenziale» e accreditata dal Marcello Gasparini vicequestore di Macerata:

«Al funerale di CHIDI NNANDI Emmanuel […] avvenuto in Fermo (FM) sono intervenuti membri della setta Black Axe, riconoscibili perché tutti indossanti abiti dal colore rosso e nero, al verosimile fine di rendergli manifestamente gli onori […]»

Ci sarebbe da ridere, se la manovra non fosse volta a garantire l’impunità a un neofascista e non confermasse, ancora una volta, la convergenza tra funzionari di polizia ed estrema destra.

Più dettagli su Informazione.TV e Giornalettismo.

Aggiornamento del 4 dicembre 2016.
Ora si scopre a che cosa serviva la bufala sul «Fatto quotidiano». La difesa del neofascista Amedeo Mancini ha depositato una richiesta di patteggiamento presso la cancelleria del tribunale di Fermo. Una persona violenta, che ha ucciso un uomo per razzismo, chiede ora allo Stato una pena solo formale, e anzi una sostanziale impunità. Per militanti e simpatizzanti di CasaPound sarebbe una sorta di licenza di uccidere.

* * *

Una nuova, ignobile montatura si aggiunge adesso alla storia dell’omicidio di Emmanuel Chidi Nnamdi, ucciso a Fermo lo scorso luglio.

Non solo il neofascista Amedeo Mancini, responsabile dell’omicidio, se ne è tornato a casa il 12 ottobre tra applausi e acclamazioni della tifoseria fermana, dopo mesi di menzogne, insinuazioni, false testimonianze e una campagna mediatica mistificatoria e innocentista.

Non solo il sindaco Calcinaro, che in luglio aveva strombazzato di volersi costituire parte civile contro Mancini, aveva finito per prendere di fatto le difese dell’assassino affermando che «la città si è schierata con Amedeo».

Ecco ora l’ennesima montatura innescata da Sandra Amurri sul «Fatto quotidiano» e ripresa dal solito «Resto del Carlino», da CasaPound, dal «Corriere adriatico», da Giovanardi…

Tornano ora in circolazione le vecchie balle sul palo stradale, insieme a uno stupefacente – si fa per dire – rapporto confidenziale che dipinge i nigeriani presenti al funerale – tutti peraltro debitamente «attenzionati» dalla questura! – e persino la vittima come membri della «pericolosa e vendicativa» Black Axe, la mafia nigeriana. Così, grazie al «Fatto quotidiano», il razzismo diventa finalmente sano senso di giustizia.

Bisogna comunque ringraziare Giovanardi perché nel suo apologetico pamphlet sull’omicidio di Fermo, Opposti razzismi a confronto, ha pubblicato un provvedimento del tribunale di Ancona – che rigettava la richiesta di scarcerazione per Mancini – dal quale si apprende che il neofascista ha sferrato il pugno fatale quando l’ordine era già stato, per così dire, ristabilito, cioè davanti a ben due agenti della municipale che, probabilmente, stavano guardando gli uccellini!

«risulta, invece, inequivocabilmente, sia dal rapporto di servizio dei vigili urbani MUCCICHINI STEFANO e ROGANTE ALBERTO, sia dalle s.i.t. di entrambi e del Rogante in particolare, che, nel momento in cui è stato sferrato il pugno letale, essi erano già intervenuti a ripristinare l’ordine; in particolare il Rogante dichiara nelle s.i.t. dell’8.7.2016: “ho fatto cenno ad Amedeo di venire verso di me con l’intenzione di portarlo verso la macchina di servizio; egli si è scoperto la spalla sinistra e mi ha indicato la gamba sinistra, mostrandomi dei segni di percosse, asserendo che fossero stati causati dall’uomo di colore con l’ausilio di un palo segnaletico stradale. Specificatamente ricordo che diceva: m’ha tirato lu segnale, guarda qua. Io mi sono voltato verso la macchina di servizio ed ho udito un rumore sordo, come un tonfo, mi sono girato ed ho visto la persona di colore stesa a terra”»

Bisogna anzitutto ricordare che non c’è il dna di Emmanuel sul paletto che, secondo i presunti «testimoni oculari», il nigeriano avrebbe usato per colpire Mancini. Invece, ad essere molto evidenti sul segnale sono le tracce di Mancini. Proprio come aveva detto la moglie, contro cui tanti giornali hanno promosso una campagna diffamatoria cercando di trasformare la vittima in aggressore…

Va poi considerato che Stefano Muccichini è il vicecomandante dei vigili urbani di Fermo. Mentre l’eroico Alberto Rogante era già balzato agli onori delle cronachette locali per le sue provocazioni contro i venditori abusivi.

Non sarebbe certo la prima volta che gli uomini in divisa risultano reticenti per coprire un omicidio.

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Nessun albero è fascista! Fuori CasaPound dai giardini!

Rimuovere e cancellare i simboli, gli slogan e la propaganda del neofascismo è sempre un’attività utile e sensata. Contro i «fanatici», come scrisse Voltaire, «ogni atto d’intolleranza è di diritto umano» (Voltaire, Trattato sulla tolleranza, XVIII). Riceviamo e volentieri condividiamo le foto di questo trattamento di liberazione arborea.

Prima…
prima

e dopo…
dopo

Nell’adesivo vi è scritto: «Razzisti, sessisti, autoritari e omofobi, fuori dai quartieri! Cesena antifascista».

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