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Giustizia per Marielle!

È stata uccisa in Brasile Marielle Franco, una militante che da anni si occupava delle violenze della polizia brasiliana, in particolare dei battaglioni speciali che operano nelle favelas lasciandosi alle spalle una scia di sangue. A ucciderla sono stati proiettili appartenenti alla polizia brasiliana.

A seguito della sua morte, sono nate proteste e manifestazioni non solo in Brasile, ma in altre città del mondo: Barcellona, Berlino, Bogotá, Madrid, Londra, Parigi

Qui la sua tesi di laurea sulle violenze della polizia nelle favelas di Rio.

#JusticiaParaMarielle #JusticeForMarielle #JusticePourMarielle

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«Ecco le persone da colpire»: la solita solfa ambigua e vittimista sulla controinformazione antifascista

Ormai la Politica italica è l’eterno ritorno del sempre uguale. Lo si nota non solo nei noiosissimi fatti macroscopici, ma anche nei dettagli minimi e più stravaganti.

Ad esempio, le recensioni allarmate sul «Resto del Carlino» e sul «Giornale» – che addirittura s’inventa la frase, tra virgolette, «Ecco le persone da colpire» – di un opuscolo informativo di Emila Antifa intitolato «Monitoraggio sui fascismi nei territori di Modena, Carpi, Reggio Emilia e Bologna».

Sono tante le assemblee e le reti antifasciste in Europa (vedi ad esempio qui, qui, qui e qui) che ritengono necessaria, per fini di tutela collettiva, la massima informazione sulle attività e sui luoghi di aggregazione di chi si richiama ai valori dell’estrema destra neofascista e neonazista, in virtù dalla preoccupazione derivata dal dilagare di episodi di violenza e squadrismo riconducibili a tale area, ampiamente documentati per l’Italia sul sito nazionale antifa.ecn.org.

Sono molte le mappature esistenti sul web e nel lontano 2008 anche l’Assemblea Antifascista Permanente ne aveva prodotta una simile destando le ire… del «Resto del Carlino», del «Giornale» e la solita vana indagine della Questura…

Allora, nel 2008, il capo di CasaPound – a quel tempo inquisito per «associazione a delinquere finalizzata alle lesioni personali, al porto abusivo di armi improprie, alla violenza privata e alla discriminazione per motivazioni razziali» – si faceva intervistare con il consueto vittimismo d’occasione che i neofascisti sfoderano quando sono sotto i pubblici riflettori:

«È chiaro che qualcuno in questa città vuole istigare alla violenza, ci chiediamo se si vuole aspettare che certi personaggi comincino a dare fuoco a sedi e ripetere la prassi del rogo di Primavalle (…) A cosa può servire una mappatura, per altro correlata di invenzioni degne di un romanzo, se non a identificare e quindi a promuovere azioni contro tali persone e luoghi?»

Ora, dieci anni dopo, anche Galeazzo Bignami – ex capo degli squadristi del FUAN, fotografato in divisa da SS con tanto di svastica, inquisito per le «spese pazze» in regione e noto per la sua ricca collezione di scontrini… – ripete lo stesso tentativo vittimista di criminalizzare la libertà di informazione dichiarando al «Giornale»:

«È un indice minaccioso. Queste persone non fanno una lista con nomi e indirizzi a scopo informativo. Ti puntano il mirino addosso, è un elenco di obiettivi che poi qualche esagitato usa per colpirci fisicamente».

E si vanta di aver subito ben 18 aggressioni…

Quali?

Forse quella di quando è stato scambiato per pedofilo perché fotografava senza permesso i bimbi all’interno di un campo nomadi?

Oppure quella di quando ha insultato un bolognese quarantenne psichicamente instabile che ha reagito tirandogli un pugno e a cui è stata prontamente inflitta la tortura del TSO per compiacere il povero Galeazzo?

Già, l’intemperante e aggressivo Galeazzo è uno specialista per passare da martire.

Ma è un dato di fatto che nell’ultimo decennio la massima parte, o meglio la quasi totalità, delle aggressioni premeditate, degli agguati, degli accoltellamenti e omicidi politici sono stati compiuti dai suoi amici camerati e sono stati sempre descritti sui media come «risse tra balordi» o «gesti di folli»: da Dax a Nicola Tommasoli fino alla «folle» strage di Firenze, alla «folle» tentata strage di Macerata, all’omicidio razzista di Idy Diene…

Già, i fascisti non usano l’indice minaccioso di una mappatura informativa, ma direttamente coltelli e armi da fuoco. E Galeazzo & C. su questo non hanno mai avuto nulla da eccepire. E dà fastidio quando c’è chi sottolinea la perenne, ambigua sinergia fra moderati e camerati, fra benpensanti elegantemente vestiti e squadristi di strada…

Eia eia alla larga!

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Grup Yorum, voce dei popoli oppressi

Quando i tiranni arrestano e torturano anche i musicisti e danneggiano gli strumenti musicali…

GRUP YORUM, VOCE DEI POPOLI OPPRESSI
di Gianni Sartori

Attualmente sono undici i membri ancora imprigionati di Grup Yorum; imprigionati per il loro impegno a favore della democrazia e della libertà di stampa. Se nei confronti dei curdi il governo turco sta ormai applicando un autentico genocidio e la pura e semplice pulizia etnica (con sostituzione della popolazione nel nord della Siria), analogamente una dura repressione si è scatenata contro giovani, lavoratori, giornalisti, scrittori, avvocati e dissidenti turchi.

Dopo il colpo di Stato del 2016 (quello vero, di Erdogan), in Turchia vige lo stato di emergenza con la conseguente carcerazione di migliaia di persone.

Dalla nascita nel 1985, Grup Yorum ha sempre garantito il proprio sostegno (e la sua presenza) sia alle lotte della popolazione turca che a quelle internazionali per la giustizia e la libertà, coniugando sapientemente la vena di protesta con le melodie tradizionali. A conferma del suo spirito internazionalista e del rispetto per tutte le culture, le canzoni vengono eseguite sia in curdo che in arabo e in circasso, sostanzialmente in tutte le lingue parlate in Anatolia.

Presente nelle manifestazioni contro il regime turco di studenti, operai, contadini, sempre a fianco dei popoli oppressi – di tutti i popoli oppressi – i membri di Grup Yorum hanno subito, oltre alla scontata censura, repressione, galera e tortura per un totale di oltre 400 (quattrocento!) processi. E ricordo che stiamo parlando di un gruppo musicale, non di una banda armata.

Tuttavia, indistruttibile come i popoli, Grup Yorum continua a esistere, a lottare in quanto “strumento della coscienza collettiva” di oppressi, sfruttati, umiliati e offesi. Voce della Resistenza e della speranza. Voce di coloro che continuano a rialzare la testa, nonostante tutto.

Il gruppo ha ormai al suo attivo ben 25 album di cui sono stati venduti oltre due milioni di esemplari. Attualmente i loro concerti (che hanno visto ripetutamente riempire gli stadi con centinaia di migliaia di persone accorse per ascoltarne la musica e il messaggio) sono vietati oltre che – ovviamente – in Turchia, anche in Germania.

Recentemente il ministero dell’Interno turco ha invitato a denunciare (in cambio di cospicue somme di denaro, una sorta di taglia) le persone inserite in cinque liste di presunti “terroristi ricercati” avviando una caccia al dissidente anche sul suolo europeo. Sei musicisti di Grup Yorum sono già stati inseriti nella lista. Inoltre il centro culturale di Idil, a Istanbul, ha subito diverse perquisizioni con distruzione dei loro strumenti musicali (oltre che seri danneggiamenti ai locali).

Ma, come hanno scritto i militanti della sinistra turca: “Non è distruggendo uno strumento che potrete far tacere la voce di un popolo”.

O anche, come scrivevano i Repubblicani irlandesi sui muri di Derry e Belfast negli anni settanta-ottanta: “Potere incarcerare i rivoluzionari, ma non potrete incarcerare la Rivoluzione”. Segnatevelo.

Gianni Sartori

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[Ancona] Jihadisti con la Croce: una scuola di fascismo clericale

Riceviamo e condividiamo la notizia di un congresso di neofascisti ad Ancona… patrocinato dalla Regine Marche. Ora e sempre resistenza!

JIHADISTI CON LA CROCE: UNA SCUOLA DI FASCISMO CLERICALE AD ANCONA

Il 17 marzo 2018 inizierà ad Ancona una serie di seminari dal titolo «Dio Patria e Famiglia», patrocinata dalla Regione Marche, che porterà alla ribalta alcune delle figure più significative del pensiero cristiano neofascista e reazionario.

Questa iniziativa segue un altro ciclo di incontri di tenore simile che si è tenuta sempre ad Ancona con l’inspiegabile patrocinio di Comune e Regione a partire da Settembre 2017.

La rassegna sarà inaugurata dalla nota figura di Diego Fusaro, «uomo d’ordine» e propagandista di idee culturalmente disoneste e politicamente repressive, xenofobe, omofobe e integraliste. I principali relatori rappresentano intellettuali di punta delle posizioni più radicali del neofascismo italiano in ambito teologico, filosofico e revisionista in campo storico. I temi in programma spaziano dalla santificazione delle crociate ad argomentazioni islamofobe contro i migranti fino a discorsi contro il femminismo e la libertà di orientamento sessuale.

Ecco i profili dei principali relatori:

Diego Fusaro: grottesco filosofo auto-definitosi «antisistema», ma perfetto uomo d’ordine, principale esponente italiano del sovranismo neofascista, poltronaro televisivo e ospite fisso in numerose sedi di CasaPound in giro per l’Italia, è da qualche mese promotore dei circoli del suo sito «interessenazionale . net».

Matteo d’Amico: professore di Filosofia al Liceo Rinaldini di Ancona, intellettuale organico a Forza Nuova, nel 2014 contestato dagli studenti di Osimo per le sue posizioni omofobe.

Massimo Viglione: coordinatore del periodico «Radici Cristiane» esponente del cattolicesimo omofobo e maschilista che contesta le aperture del Concilio Vaticano II e il pontificato di Bergoglio. Autore di riferimento di Forza Nuova.

Marco Tarchi: docente universitario ideologo della «nuova destra» negli anni 2000, intellettuale di riferimento del centro sociale di estrema destra «Casaggì» di Firenze.

Stefano Fontana: teologo integralista cattolico anti-Concilio Vaticano II.

Marcello Stanzione: prete esorcista noto per quelle discutibilissime pratiche superstiziose chiamate «esorcismi».

Questo tipo di iniziative sono da rifiutare perché alimentano un clima culturale di revisionismo, intolleranza e violenza contro le minoranze e le categorie oppresse della società. Rappresentano il volto rispettabile di una cultura dell’odio e dell’esclusione che si sta sviluppando in perfetta simmetria con l’integralismo religioso jihadista islamico.

Non possiamo tacere di fronte a chi vuole riscrivere la storia e negare libertà sociali conquistate con secoli di lotte.

Ad Ancona come nelle altre città delle Marche, dopo aver subito un attentato neofascista come quello di Traini a Macerata, abbiamo bisogno di aria pulita, di idee e parole di tolleranza e di apertura e non del tanfo delle sacrestie e dei sostenitori dei roghi e delle crociate.

Per questo pensiamo che sia giusto boicottare e contestare questo tipo di iniziative.

Invitiamo a contattare il prete gestore della sala conferenze della Chiesa San Carlo Borromeo in via Vincenzo Gentiloni 4 Ancona – tel 071 202565 email: moriconipierluigi@libero.it

anche sul suo profilo facebook
https://www.facebook.com/pierluigi.moriconi.5

oppure alla email della Curia di Ancona cancelleria@diocesi.ancona.it

+++

Riportiamo la locandina dell’evento per dare un’idea del carattere clerico fascista dell’iniziativa a partire dai titoli degli interventi («Angeli del bene contro quelli del male», «Il matriarcato e la distruzione della civiltà», «Il buonismo che piega e deforma il Vangelo» etc.)

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[BO] ven 30 mar h.19: proiezione di «Bash the Fash» e dibattito con David Bernardini

Antifascismo vuol dire attacco!

Le difficoltà economiche che stiamo attraversando per interesse dei capitalisti vengono costantemente nascoste dietro un senso di insicurezza e minaccia gonfiato ad arte dai media fino a creare un clima di paranoia attraverso cui politici, poliziotti e militari possono far passare misure sempre più autoritarie.

Grazie alla mancanza di una prospettiva differente nella società, le classi popolari sono diventate facile preda delle forze reazionarie e fasciste, che grazie a nuove maschere possono puntare sulla guerra fra poveri per assolvere al loro dovere di protettori di chi impoverisce e contemporaneamente portare avanti i propri interessi politici.

Così il razzismo, il sessismo, l’omofobia, l’antisemitismo, l’islamofobia e tutte le altre forme di discriminazione sembrano ormai dominanti nelle nostre comunità.

Ma ogni forma di oppressione crea resistenza e l’antifascismo militante torna di nuovo sulla cresta dell’onda, riportando al centro del dibattito la necessità di organizzarsi, di pensare a strategie, di fare lavoro sociale nei posti di lavoro e sui territori.

Possono sembrare cose ovvie, ma che purtroppo non lo sono ora e non lo sono state per lungo tempo e che urge riprendere combattendo il fascismo nelle proprie comunità e nelle classi popolari, riempiendo quegli spazi lasciati vuoti attraverso le lotte concrete contro le difficoltà che i/le proletari/e affrontano ogni giorno; insomma attraverso un antifascismo sociale e militante che si traduca in azione per dare vita a quel mondo nuovo che portiamo nei nostri cuori.

Ne parleremo con David Bernardini, autore de Il barometro segna tempesta. Le Schiere Nere contro il nazismo (La Fiaccola, 2014), e vedendo il cortometraggio Bash the fash (2017), edito dal network nordamericano Sub.Media, per seguire il filo che lega un capitolo straordinario della resistenza contro il nazismo nella Germania di Weimar alla lotta contro l’alt-right degli USA di Trump fino a qui, oggi, e aprire un dibattito con chiunque voglia partecipare.

Collettivo Exarchia e Bologna Antifa
Venerdì 30 marzo h.19 presso il Circolo anarchico Camillo Berneri

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Aggiornamento del monitoraggio di Emilia Antifa

È uscita la nuova edizione del monitoraggio su destre e fascismi in Emilia a cura della rete «Emilia Antifa». In questa versione si sono aggiunti i capitoli relativi a Carpi e Bologna alle parti, aggiornate ed arricchite, relative a Modena e Reggio Emilia.

Qui l’introduzione e il pdf scaricabile.

Ecco gli argomenti trattati rispetto a Bologna:

– Forza Nuova
– CasaPound
– Lealtà e Azione
– Azione Identitaria e Generazione Identitaria
– Azione universitaria – FUAN
– I “rossobruni”
– Le associazioni culturali
– Gli istituzionali: partiti e comitati
– Luoghi di aggregazione
– Varie ed eventuali

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[BO] Paccottiglia nazifascista in Via Oberdan

Dopo i mercatini, anche l’edicolante a metà di Via Oberdan si prodiga a vendere paccottiglia nazifascista. Oggi normalizzare il nazifascismo vuol dire legittimare la violenza squadrista, razzista e omofoba. E intanto non si è saputo più nulla né del giro di vite annunciato dal Comune, né dell’esposto contro i saluti romani di Forza Nuova promesso dal sindaco Merola.

Vedi Emiliantifa e Zic.

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[BO] lun 12 mar h.18: presidio #DefendAfrin in piazza Nettuno

Fermiamo il massacro delle donne e del popolo curdo e siriano ad Afrin

Nelle ultime ore la situazione ad Afrin si è fatta più critica: l’esercito turco invasore e le bande jihadiste sue alleate si sono avvicinate alla città da diversi lati. Sono a 2,5 km di distanza e minacciano direttamente la città.

Il Tev Dem (il movimento per una società democratica nella Siria del nord) ha chiamato a una mobilitazione generale in tutto il mondo:
per difendere Afrin;
per difendere la rivoluzione delle donne e il modello del Confederalismo Democratico;
per supportare la rivoluzione della Siria del nord e quindi la speranza e l’esempio della rivoluzione nel nuovo secolo;
per una società libera e democratica in cui tanti popoli diversi possono vivere assieme e che sia anche una proposta di pace per la Siria;
per fermare il progetto di pulizia etnica che Erdogan e i jihadisti vogliono attuare sulla popolazione del cantone di Afrin;

per chiedere una no fly zone che fermi i bombardamenti aerei.

Ora più che mai bisogna rompere il silenzio della comunità internazionale che di fatto è complice del piano della Turchia.

Scendiamo in piazza lunedì 12/03  dalle 18.00, appuntamento in piazza Nettuno per un presidio spontaneo.

Afrin non è sola

Il silenzio è complice

#DefendAfrin

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[BO] sab 17 mar h.14.30: passeggiata antifascista nel Quartiere Murri-Santo Stefano

Riceviamo e condividiamo questa iniziativa del Coordinamento Antifascista Murri che si terrà il 17 marzo. Chi non ha memoria, non ha futuro!

PASSEGGIATA ANTIFASCISTA IN QUARTIERE MURRI-SANTO STEFANO

Quando
Sabato 17 marzo h. 14.30

Dove
Partenza dall’ingresso del Liceo Galvani, passeremo poi lungo le strade dei Giardini Margherita intitolate a partigiani , da lì andremo in via Sergio Tavernari, studente del Galvani, partigiano, suicidatosi pur di non accettare la resa di fronte ai nazisti e finiremo nella piazzetta del mercatino di Chiesanuova, sotto la lapide dei partigiani delle scuole Tambroni

Perché
La memoria è ormai sempre vissuta come una cosa morta, che si limita a ricordare il passato, senza problematizzare il presente. Fare memoria fine a se stessa è il modo più semplice per lavarsi la coscienza e lasciare spazio alle formazioni neofasciste. Per questo crediamo sia fondamentale riappropriarci e far rivivere le storie di lotta di tutt* quell* che hanno combattuto il fascismo negli anni ’40, legandole a doppio filo alle nostre storie presenti di antifascist* sempre in prima fila a contrastare l’insorgere di pensieri e pratiche fasciste e il perbenismo istituzionale che a queste pratiche ha lasciato spazio.

«Io credo che ci sia la possibilità che il fascismo stia aspettando di tornare in Europa. Non verrà con le camicie nere, né brune, né cose simili […]. Ma il fascismo non si nasconde più. È lì, è uscito in strada, è arrivato anche sui media. E può succedere che ci troviamo in una situazione politica prefascista senza rendercene conto. E che improvvisamente il fascismo arrivi a governare. E noi continuiamo a non rendercene conto. Perché la facciata si mantiene. E la facciata è l’illusione democratica» (José Saramago, intervista del 26 marzo 2007)

IERI PARTIGIAN*, OGGI ANTIFASCIST*! ORA E SEMPRE RESISTENZA!

Coordinamento Antifascista Murri

Scarica la locandina (antifa), stampala e appendila dove ti pare utile!

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Traverso e i Nuovi volti del fascismo: un libro rassicurante e inutile

Si sa, gli intellettuali accademici che analizzano il fenomeno neofascista e neonazista europeo offrono sempre un quadro alquanto tranquillizzante, come se certe cose non potessero mai più tornare. Anzi, vi è una sorta di rimozione del fatto evidente che il nostro 2018 non rappresenta il futuro del Novecento, ma pare ancora del tutto interno al lungo trauma cominciato con i massacri del 1914, con l’industrializzazione della guerra e il dominio estensivo dell’economia capitalistica.

Quando negli anni Ottanta fu decretata la «fine delle ideologie», tutti ripetevano una sola parola, «complessità»!
– Un lenzuolo è bianco?
– Nient’affatto! la cosa è ben più complessa, a ben guardare qualche fibra è lievemente più scura, qualcuna è stata sbiancata, qualcuna ha una sfumatura che tende al giallo. È tutto più transitorio, eterogeneo, mutevole di quel che sembra! Non si può dire che il lenzuolo sia bianco, è una semplificazione!

Così, prima sono stati disarticolati dall’interno i linguaggi sociali, e poi, man mano che si faceva il vuoto, si è provato a imporre dall’alto, con qualche successo, una neolingua futuribile e autoritaria tutta fiorita di prefissi come post-, pseudo-, meta-.

Pare non faccia eccezione, adesso, l’inutile volumetto di Enzo Traverso su I nuovi volti del fascismo. Qui un estratto del libro.

Secondo Traverso la categoria del «neofascismo» ingenera confusione perché si basa su «analogie superficiali» fra il vecchio fascismo e la nuova destra. E si tratta invece di passare al concetto assai più rassicurante e vago di «postfascismo»:

«non più fascismo, ma neppure qualcosa di completamente nuovo e diverso, per definire un insieme di esperienze transitorie, eterogenee, ancora mobili, in bilico tra un passato concluso ma ancora vivo nella nostra memoria e un futuro assolutamente incerto».

Secondo noi, che il fascismo sia un «passato concluso» è una tesi preconcetta, semplicistica e fuorviante. Tanto più che è lo stesso Traverso a dire che il post– potrebbe diventare un pre– e aprire la strada a un fascismo istituzionalizzato:

«Nel quadro di uno scioglimento dell’Ue e della crisi economica che ne deriverebbe, le estreme destre potrebbero radicalizzarsi: il postfascismo potrebbe così assumere i tratti di un neofascismo. Con un effetto domino, questo processo potrebbe estendersi da un paese all’altro. Questa ipotesi non può essere esclusa ed è per questo che insisto sul carattere transitorio e instabile delle destre “postfasciste”».

Sarebbe come dire che il partitino nazionalsocialista di Hitler negli anni Venti era un partito post-nazista…

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