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Piccoli stragisti crescono

A San Pietroburgo pare che l’attentato contro un supermercato che lo scorso 27 dicembre ha fatto 18 feriti sia stato compiuto da un neonazista russo 35enne, Dmitry Lukyanenko, membro del movimento esoterico e ultranazionalista «New Age».

A Sondrio, invece, la tentata strage dello scorso 11 dicembre nell’area pedonale di Piazza Garibaldi quando un’auto è piombata sulla gente investendo 4 persone è opera di un 27enne lombardo, Michele Bordoni, seguace italico dell’Ordine dei Templari. «Dovevo purificare il mondo», ha dichiarato.

Ma se non sono jihadisti i media non ne parlano e anche il leghista Umberto Bosco, sempre così loquace quando si tratta di bufale contro i mussulmani, ancora non ha messo in rete un suo comunicato contro la retorica buonista.

Nel 2016 un’accurata inchiesta del Royal United Services Institute for Defence and Security e dell’Università di Leiden ha dimostrato che in Europa lo stragismo dell’estrema destra è altrettanto pericoloso e anzi fa più vittime del terrorismo islamista.

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Fra la Befana e il Walhalla

Oggi il neofascismo non sa bene se adorare Odino, il Walhalla e il Mos Maiorum, oppure brandire invece il Presepe e la Befana…

Anche quest’anno infatti l’estrema destra punta molto… sulla Befana. La chiamano «Befana Tricolore» e usano slogan come «solidarietà italiana» ed «aiuto alle famiglie disagiate» per far breccia nelle coscienze meno informate, usando doni e giocattoli per fare propaganda razzista. Ed è in realtà la triste commemorazione della «Befana Fascista» istituita da Mussolini il 6 gennaio 1928 come giorno in cui i ricchi borghesi raccoglievano doni e denaro da destinare alle famiglie più povere…

Di lì a un anno, la firma dei Patti Lateranensi nel 1929 avrebbe segnato l’alleanza fra Vaticano e Fascismo, il Cattolicesimo sarebbe diventato religione di Stato e tutto l’esoterismo paganeggiante e anticlericale del primo Fascismo sarebbe finito sotto il tappeto.

Ma la paccottiglia esoterica continua ad appassionare neofascisti e neonazisti che ora pubblicizzano a Bologna una conferenza intitolata «La Tradizione Romana nel Ventesimo Secolo» che si dovrebbe tenere venerdì 12 gennaio alle ore 18 presso la Libreria IBIS di Via Castiglione 11.

Sono le solite cianfrusaglie fascistoidi ricavate dai libri di Julius Evola che attireranno in zona squadristi, suprematisti, identitari e affini che vorrebbero restaurare i «dettami del Mos Maiorum», ossia l’autorità patriarcale e il potere sacerdotale del Duce.

Uno dei caratteri del neofascismo è quello di avere un doppio volto e una doppia verità: l’ideologo in doppio petto e lo squadrista sguaiato e feroce, i salotti esclusivi e la violenza di strada, gli «ideali» patriottici e le aggressioni squadriste, la parola pubblica su temi «sociali» e la dottrina segreta ed esoterica legata a una presunta «Tradizione» e a una finta «Stirpe». Quando si accorgono che la loro è una farsa, che dietro Tutte le loro Maiuscole c’è il vuoto, nel dubbio si sfogano menando…

Che dire? Eia eia alla larga!

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Peter Pan, Ali Babà e il Piccolo Principe all’indice nelle galere turche

Ci sono dettagli e piccolezze che mostrano – più di tanti misfatti e ingiustizie – il pervasivo imbarbarimento morale e civile della nostra epoca. Un potere grigio e indefinibile domina ogni angolo del presente col proposito di cancellare la libertà, l’immaginazione, la solidarietà, l’amore, l’utopia. Ma l’ora di dire basta sta arrivando!

“Il Piccolo principe” all’indice nelle galere turche. A quando Corto Maltese?
di Gianni Sartori

Non ho la più pallida idea delle ragioni per cui libri come “Peter Pan” e “Robinson Crusoe” siano stati inseriti nell’elenco dei testi pericolosi per l’ordine pubblico, soprattutto se in mano ai prigionieri rinchiusi nelle carceri turche. Posso solo azzardare. Troppo “potere alla fantasia” (rovesciando lo slogan di 50 anni fa) nel primo caso, troppi consigli di carattere manuale che potrebbero indurre a progettare improbabili evasioni nel romanzo di Daniel Defoe? Continued…

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Per un 2018 insubordinato e antirazzista!

A Bologna un murales antirazzista è stato sfregiato con la scritta «rimpatrio» e due fasci littori ai lati. A Civitanova Marche il capodanno è finito con il pestaggio di un gruppo di stranieri fra saluti romani e cori razzisti: «Neri di merda, tornate a casa vostra!».

Intanto, mentre il Presidente della Repubblica paragona i seggi elettorali alle trincee della Grande Guerra quasi vi sia il plotone d’esecuzione per quei giovani che decidessero di non andare a votare, Forza Nuova e Lega Nord se la prendono con il Papa che «fa politica» perché ricorda che nel Vangelo purtroppo non c’è scritto «Prima gli italiani».

Così replica il leghista Roberto Calderoli: «Santo Padre si occupi delle anime, non sia complice di chi, con questa immigrazione trasformata in invasione, sta cercando di sostituire etnicamente gli italiani».

Adesso che si è riaperta la campagna elettorale, tutti i leghisti sono diventati ancora più abili e attenti nel declinare il Non sono razzista, ma… e preferiscono parlare di una fantasiosa sostituzione etnica operata da un perfido piano internazionale che ricorda tanto il complotto giudaico-massonico del Fascismo…

Sono razzisti e lo sanno, anche se non lo dicono. Poi ci sono i vandalismi e i pestaggi dei neofascisti. C’è il razzismo e l’antisemitismo dell’estrema destra.

Anche nel 2018 occorrerà vigilare e insegnare la buona creanza agli incivili e agli intolleranti! Ora e sempre resistenza!

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Il PD e l’acqua calda

Tutt’a un tratto, dopo decenni di reticenze e mistificazioni, i media della buona borghesia democratica scoprono che il fascismo ritorna ad essere una possibilità del nostro avvenire, a cui vari pezzi dello Stato e del padronato stanno già lavorando alacremente.

Persino le forze dell’ordine! esclama con stupore «L’Espresso»…

«Odio, razzismo e fake news. Questi gli ingredienti delle pagine dell’estrema destra sui social network. Sono create da avvocati, impiegati, commercianti. Ma anche da esponenti delle forze dell’ordine. Ora alzano il tiro: dopo tante parole vogliono passare ai fatti».

«L’Espresso»

Persino il PD dell’austerity e della deregulation! esclama con rammarico «MicroMega»…

«Se ti dichiari antifascista, non puoi essere un “deflazionista” che invoca nuove ondate di austerity e di privatizzazioni, sostiene le deregolamentazioni del lavoro e promuove la gara al ribasso dei salari e dei prezzi, perché proprio queste politiche favoriscono l’avanzata delle destre estreme».

«MicroMega»

Fin qui vi è la scoperta tardiva, ma esatta, dell’acqua calda. Poi però, se qualcuno scrive su un muro – magari in modo un po’ rozzo e schematico – delle sacrosante verità o comunque dei giudizi politici come «Minniti boia» e «PD fascista», ecco che quel barlume di consapevolezza si raffredda e si confonde…

Ma oggi non v’è dubbio che il PD sia stato in questi anni la colonna portante di un rinnovato autoritarismo: governo dell’austerity, impoverimento, precarizzazione, potere delle banche, promozione del traffico d’armi, devastazione ambientale, sgomberi arresti manganellate.

Basti dire che, prima di andarsene, il ministro Minniti ha voluto premiare i peggiori squadristi in divisa del G8. Gilberto Caldarozzi, condannato a 3 anni e 8 mesi, è stato or ora promosso ai vertici dell’Antimafia anche se, per i giudici, ha «gettato discredito sulla Nazione agli occhi del mondo intero». Pietro Troiani, il vicequestore passato alla storia come l’uomo delle false molotov, è stato adesso nominato dirigente del Centro operativo della Polstrada di Roma.

D’altro canto sui civili dello Yemen cadono bombe italiane grazie agli accordi commerciali del governo: qui un video del «New York Times» con Gentiloni e la Pinotti…

Queste sono le intimidazioni sociali del PD al governo. E non basta la scoperta dell’acqua calda per lavarsi le mani sporche e anzi nere…

Ora e sempre resistenza!

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La Posta di Staffetta: ecco i Mini Daspo

Anche a Bologna i Mini Daspo urbani permettono prepotenze e angherie contro chi non ha niente, rimodellando l’esercizio del potere negli spazi urbani. Inauguriamo una rubrica di Posta pubblicando una mail che abbiamo ricevuto e invitando tutt* a segnalare ogni episodio del genere alla mail staffetta at riseup punto net.

Questa mattina [27 dicembre] alle 9 mentre stavo andando a lavorare, in via Fondazza ho visto 2 vigili urbani che stavano mandando via un ragazzo che da alcuni giorni dorme sotto i portici con il suo cane (in luogo appartato dove non dà fastidio a nessuno).

Il ragazzo si lamentava soprattutto perché gli hanno sequestrato coperte e sacco a pelo e per la prossima notte non sa come fare.

Mi sono avvicinato per non lasciarlo solo e mi sono frapposto fra lui e vigili, tanto per fare capire che c’era comunque qualcuno che stava monitorando il loro comportamento.

Ho protestato contro la loro azione, cercando nel contempo di tenere il ragazzo tranquillo (per quanto possibile), “criticando” la legge Minniti e la sua applicazione nelle nostre strade.

Il ragazzo ha inveito contro i due, soprattutto come ho già detto per il sequestro delle sue poche cose.

Il mio timore è stato che ad un certo punto potessero fermarlo e portarlo via, ma la mia presenza credo abbia in parte impedito che la storia potesse finire peggio di come è andata.

Solo quattro righe per fotografare cosa “normalmente” succede nelle strade della nostra città: da parte mia ho deciso di non voltare più la testa dall’altra parte di fronte a questi soprusi, non ne posso più.

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Fine anno di resistenza per il popolo curdo

Sono tanti i luoghi in cui si combatte e si resiste. Ma la regione autonoma del Rojava, così come esiste oggi, è uno dei raggi di luce – un raggio di luce molto luminoso – a emergere dalla tragedia della Rivoluzione siriana e dalla manipolazione delle Primavere arabe da parte di Europa e Stati Uniti. Dopo essersi liberato dal regime di Assad nel 2011, il Rojava non solo ha mantenuto la propria indipendenza, ma si è configurato come un considerevole esperimento di democrazia libertaria. Ne parleremo a Vag61 il 26 gennaio, ma intanto esprimiamo solidarietà ai prigionieri curdi di PKK e PAJK in lotta contro il fascismo di Erdogan.

Fine anno di resistenza per il popolo curdo, sia in Kurdistan che in Europa
di Gianni Sartori

Premessa di carattere clinico. C’è sicuramente qualcosa di paradossale, schizofrenico, nell’agire di Erdogan. Solidale in politica estera con il popolo oppresso palestinese, repressivo in politica “interna” nei confronti dell’altrettanto oppresso popolo curdo. Una sorta, quello di Ankara, di “colonialismo interno di Stato”, profondamente analogo a quello praticato da Israele verso i palestinesi.

In questo mese di dicembre 2017, in una dichiarazione dei prigionieri curdi di PKK e PAJK è risuonata l’eco della mai dimenticata protesta dei POW irlandesi degli anni settanta. Il rifiuto di indossare la divisa carceraria da parte dei detenuti repubblicani (in quanto prigionieri politici e non criminali) portò prima alla protesta degli “uomini-coperta” e infine allo sciopero della fame del 1981 che costò la vita a dieci militanti (tre dell’INLA, sette dell’IRA).

Nel loro comunicato del 26 dicembre, i prigionieri curdi definiscono come “fascismo” l’imposizione della uniforme carceraria. Continued…

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Lo squadrismo identiario ieri e oggi

Si è visto in Grecia e a Lione nel 2011: i neofascisti entrano organizzati in un sobborgo povero, abitato da migranti e si danno a violenze e aggressioni razziste.

Adesso è diventato un odioso passatempo per giovani della destra identitaria: a Roma come a Strasburgo, dove il gruppo di estrema destra «Bastion social» ha compiuto nelle scorse settimane alcuni pestaggi a margine dell’apertura di un bar identitario…

Ma l’Europa ha però una lunga storia di pogrom razzisti che cominciano in sordina.

In Francia basta risalire al 1961. Dopo mesi di pestaggi, nella notte fra il 17 e il 18 ottobre 1961 alla periferia di Parigi i neofascisti circondarono un intero quartiere e uccisero più di 200 algerini.

Un libro che aveva descritto a caldo quelle atrocità, venne subito sequestrato ed è stato ripubblicato soltanto trent’anni dopo, nel 2000: Paulette Péju, Ratonnades à Paris [1961], préfacé par Pierre Vidal-Naquet.

Al riguardo si può leggere Parigi 17 ottobre 1961: la mattanza degli algerini di Luigi Cecchetti.

È un fatto che la nostra «coscienza civile» poggia i piedi sul fango nero di tantissimi episodi rimossi e atrocità negate.

Non ci può essere lotta e solidarietà senza memoria!

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A Roma i «bangla tour» non sono mai finiti

A quanto pare, a Roma i «bangla tour» (vedi 1, 2, 3) non sono mai finiti. Vi sono stati in questi mesi ancora pestaggi neofascisti contro lavoratori bengalesi. Solo che adesso i media sono in campagna elettorale e non ne parlano. Più dettagli qui.

SUCCEDE A ROMA: BENGALESE PICCHIATO A SANGUE IN PIENA NOTTE!

Lui è Nazrul, bengalese, anni 47. Lavora come lavapiatti in un ristorante a Roma. Alle due di notte del 22 dicembre stava ritornando a casa da lavoro quando, all’altezza di largo Telese, è stato pestato a sangue da un gruppo di ragazzi. Secondo il racconto di Nazrul gli aggressori erano tutti giovanissimi: dai 17 ai 20 anni.

Un pestaggio lampo, durato due minuti. Tanto è bastato però per provocare a Nazrul una ferita al volto e la rottura del setto nasale e 20 giorni di prognosi!

Un episodio gravissimo e purtroppo non l’unico: nella notte tra il 16 e il 17 dicembre un’aggressione simile ha avuto come vittima un connazionale di Nazrul, picchiato su via dell’Acqua Bullicante, nella zona Prenestino-Marranella.

Il 31 ottobre all’Esquilino stessa sorte era toccata al cameriere Chondro. E si potrebbe continuare ancora, un elenco davvero lunghissimo di storie di violenza i cui protagonisti sono razzismo, xenofobia e odio.

Sono passati quattro anni e dei «bangla tour» si parla oramai sempre più sporadicamente, nonostante quasi ogni mese a Roma vi sia un bengalese massacrato da un gruppo di ragazzini. Fatti spesso ridotti a episodi di cronaca.

Sono invece forme di odio e di violenza create in laboratorio da ben noti gruppi di estrema destra legittimati come «forze democratiche» nel teatrino della politica.

Solidarietà e resistenza contro ogni razzismo!

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Violenza padronale e ipocrisia istituzionale

Il bollettino della violenza padronale si sta per chiudere nel 2017 con quasi 900 morti sul lavoro e 600.000 infortuni. Non è un prezzo troppo alto: infatti lo fanno pagare a noi. Per i poteri che ci sovrastano siamo solo numeri buoni per riempire una statistica. Masse di manovra da usare, spostare, sfruttare, controllare.

Ma accade pure che, per Natale, a Faenza un operaio 45enne e uno studente 18enne impegnato in un progetto di alternanza Scuola-Lavoro cadano da un cestello sospeso a una gru perché il braccio meccanico ha ceduto facendoli precipitare per dieci metri. L’operaio è morto. Lo studente-lavoratore è ferito gravemente.

Senza indugio tal Patrizio Bianchi, Assessore alla Scuola e al Lavoro della Regione Emilia-Romagna, ha dichiarato con la solita ipocrisia dei politicanti d’ogni risma:

«Questi sono episodi che non devono succedere, gli incidenti sui luoghi di lavoro non sono davvero più ammissibili».

Per noi il cordoglio delle autorità è un oltraggio ai morti e ai feriti. Le parole delle istituzioni sono grottesche perché, da troppo tempo, dicono sempre il contrario di quello che fanno.

Ma basterebbe studiare un’alternanza Politica-Lavoro obbligando chiunque voglia rivestire una carica politica o amministrativa a lavorare sei mesi l’anno in fabbrica o fonderia, e forse i morti sul lavoro diminuirebbero o almeno il numero dei politici parolai e spudorati…

Contro ogni fascismo!

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