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[BO] Sab 11 nov h.15.30: Presidio Antifa

Dopo aver provato per una vita intera a crearsi una carriera politica cittadina soddisfacente, prima con l’MSI, poi con Alleanza Nazionale, passando per CasaPound, Fratelli d’Italia, «Area Destra» e mille altri disgustosi progetti neofascisti, il volto storico della destra sociale bolognese Massimiliano Mazzanti ci prova di nuovo, stavolta alleandosi perfino con una ormai estinta Fiamma Tricolore. L’occasione per tornare a far parlare di sé (l’ultima volta lo avevamo lasciato frignante sulle scale della sala pubblica del Baraccano, a braccetto col suo amico pasticcere Michele Laganà, anch’egli noto fascista bolognese, benestante di spicco del quartiere S. Stefano ed ex candidato alle comunali con una lista di destra) sarà, anche stavolta, la presentazione di un libro.

La sua ultima fatica ha titolo «L’ossessione antifascista» e la presentazione avverrà sabato 11 novembre al pub Il Tempio Della Birra in via Stoppato 5, proprio nel nostro quartiere, in zona Corticella. Leggi tutto sul sito di XM24.

APPUNTAMENTO SABATO 11 NOVEMBRE ore 15,30 in via Corticella 192 (davanti al bar Parco Stella)

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[Savignano sul Rubicone] dom 12 nov h.14: Street Parade antifascista e antirazzista

Domenica 12 novembre, Street Parade Antifascista per le strade di Savignano (FC), contro il razzismo e la recente apertura della sede fascista di «Identità e Tradizione»; concentramento ore 14:00 in Piazza Giovanni XIII a Savignano.

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[BO] S’ode a destra uno squillo razzista, a sinistra risponde uno squillo!?…

Nel 1998, con la legge Turco-Napolitano, si apriva in Italia un lungo periodo di stragi di migranti nel Mediterraneo, di razzismo crescente, di soprusi e impunità per le forze dell’ordine e una soffocante politica bipartisan della paura e della «sicurezza».

Forse proprio il senso di colpa per quelle centinaia di migliaia di morti in mare è oggi uno dei fatti trasversali agli schieramenti e alle ideologie. Come trasversale fu lo schieramento che nel 1998 portò all’approvazione della legge Turco-Napolitano, voluta dal governo Prodi e votata da quasi tutto il Parlamento: dai postfascisti di AN fino al Partito Democratico, a Rifondazione Comunista e ai Verdi. Favorevoli furono fra gli altri Nichi Vendola, Ugo Boghetta, Francesco Giordano, Ramon Mantovani, Paolo Cento…

Adesso l’Europa paga svariati miliardi di euro per fermare i migranti al di fuori dei suoi confini, in Turchia, in Libia, in Sahel, dentro carceri e campi di detenzione dove subiscono di tutto. Lontani dagli occhi, lontani dal cuore.

Ma forse proprio quel senso di colpa alimenta oggi il razzismo diffuso su cui speculano neofascisti, democratici e persino «antimondialisti di sinistra», pur con sfumature diverse, ma con un repertorio comune di parole d’ordine, discorsi, mistificazioni, eufemismi e menzogne.

Non c’è solo Forza Nuova che il primo novembre ha effettuato una ronda in zona Santa Viola solo per manifestare il proprio odio contro gli «africani» e provare a diffondere la paura dell’«invasione»…

Ci sono anche associazioni come Venti Pietre che il 26 ottobre scorso ha promosso la presentazione del volume Migranti!? Migranti!? Migranti!? di tal Anna Bono, un’anziana ricercatrice dell’Università di Torino che trova spazio regolare sul «Giornale» e su «Libero» per sofismi razzisti intorno all’orrore…

Chi sono allora gli emigranti che arrivano da noi sui barconi?

«In maggioranza non appartengono ai ceti più poveri della società africana. Le caratteristiche che mi sembrano accomunarli sono: giovani, in prevalenza maschi, sicuramente scolarizzati anche con titoli di studio da scuola media superiore, in grande maggioranza partiti da centri urbani dove avrebbero potuto continuare a vivere, in situazioni che magari ai nostri occhi sembrano invivibili, ma che in Africa rappresentano già un traguardo rispetto alle centinaia di milioni di persone realmente in miseria».

Insomma sulle barche della speranza c’è la middle class africana?

«Diciamo il ceto intermedio, che però teme di scendere di uno o più gradini nella scala sociale».

Insomma, una lettura di classe! Non sono affatto «poveri e disperati», ma temono soltanto di scendere «uno o più gradini» al di sotto di condizioni che «ai nostri occhi sembrano invivibili»…

Davvero questi sofismi vergognosi ci interessano?

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Anche «Repubblica Bologna» rimuove e spoliticizza il neofascismo

Come al solito, «Repubblica» cerca di sminuire e spoliticizzare la crescita di frange neofasciste e neonaziste anche a Bologna, e lo fa ora dando esclusivo rilievo alla ben nota coppia di ultracinquantenni rintronati e in difficoltà che, da anni, imbrattano di svastiche e minacce neofasciste i muri del centro…

Bonnie e Clyde, li ha definiti adesso «Repubblica», inquadrando i due pittoreschi pensionati neofascisti nella prospettiva ideologica della «sicurezza» dei muri bolognesi, in un’epica lotta fra writer seriali e benpensanti No-Tag, come se la svastica fosse un Tag

Mentre in città peggiora la qualità dell’aria, dell’acqua e del clima politico, la pulizia intangibile dei muri e le cacche di cane restano al centro del civismo benpensante dei media di regime…

Anziché porsi il problema di quali forze politiche, di quali personaggi neroverdi o neroazzurri promuovano o fomentino in città la cultura neofascista e/o razzista istigando all’odio anche soggetti deboli o in difficoltà, la «Repubblica» e il PD sanno solo pensare in termini securitari invitando velatamente la cittadinanza al linciaggio per motivi economici:

«Il punto è che c’è anche un tema economico. Ripulire continuamente i muri costa, e noi speriamo che più che sul versante penale si possano almeno ottenere dei risarcimenti […]. È l’unico modo per evitare che la gente reagisca organizzandosi da sola. Perché la rabbia dei cittadini è davvero grande».

Anziché porre un problema civile e politico di antifascismo, si invita la cittadinanza a picchiare due poveracci e «Repubblica» pubblica pure una loro foto, perché «ripulire i muri costa»…

Basta una simile miseria per capire quale sia il livello del «dibattito democratico» in città.

Contro ogni fascismo, ora e sempre resistenza!

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APO libero!

Non si può sconfiggere autoritarismo e fascismo senza costruire al contempo una società diversa e alternativa. Per questo il municipalismo libertario sperimentato dalla resistenza curda è una realtà sociale così intollerabile per lo Stato turco e per il fascista Erdogan. Fino alle stragi, fino alla tortura. Riceviamo e volentieri pubblichiamo questo intervento-appello per la libertà di Ocalan. APO libero!

IL MANDELA CURDO PRATICAMENTE DESAPARECIDO: FINO A QUANDO?
(Gianni Sartori)

È probabile che lo Stato turco abbia ripetutamente cercato di strumentalizzare, attraverso l’isolamento, le minacce, la tortura (senza escludere, almeno inizialmente, esperimenti di narcoanalisi) il leader curdo Abdullah Ocalan. Continued…

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[Cesena] Sorpresa!

Ieri l’altro Cesena, come altre città italiane, si sarebbe dovuta risvegliare con l’insulso striscione «ONORE AL LEONE DELL’EUFRATE ISSAM ZAHREDDINE» firmato CasaPound / Fronte europeo per la Siria, ma… sul loro sito la foto di Cesena non compare.

Sarà forse perché fin dalle prime luci del giorno al posto di quello striscione era magicamente apparso questo?


Contrastare l’idiozia neofascista è cosa buona e giusta! Ben fatto!

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Breviario dell’antifascista 14

Né opportunisti né sprovveduti…

«In definitiva, Zola appare convinto che, mentre gli oppressori conoscono bene il loro tristo mestiere, gli oppressi sono o degli ambiziosi frustrati, indegni di qualsiasi stima, o degli animi nobili, ma troppo immaturi per saper abbattere la classe dominante e costruire una società nuova e giusta. Più che un “riformista”, è un pessimista. Il malcontento dei marxisti nei riguardi di Zola si spiega, anche se Engels da un lato, Lafargue dall’altro lo espressero in forma troppo frettolosa e contraddicendosi l’un l’altro, e nessuno dei due tenne conto che la denuncia antiborghese di Zola aveva pure un valore politico importante: lo capirono meglio gli innumerevoli lettori che Zola ebbe tra i proletari. Oggi, senza ridicole pretese di sostenere che Zola, col suo pessimismo, aveva visto più giusto dei marxisti, c’è da chiedersi se quel pessimismo non contenesse qualcosa di vero (io, con buona pace degli esaltatori dell’odierna “civiltà occidentale”, me lo chiedo con amarezza): poiché quello che si suol chiamare il fallimento delle previsioni marxiste non è dovuto a un giudizio troppo negativo, da parte di Marx e di Engels, sulla borghesia capitalistica – che è diventata sempre più disumana, alienante, anche culturalmente decaduta –, ma ad un’impossibilità dei proletari, tranne pochi momenti eroici ma fugaci, di superare il proprio stato di subalternità e di autogovernarsi».

Sebastiano Timpanaro, Introduzione a E. Zola, La fortuna dei Rougon, Milano, Garzanti, 1992, pp. XLIV-XLV.

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[Pianoro] dom 12 nov h.12.30: Pranzo resistente al Botteghino di Zocca

Più informazioni qui.

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I «Leoni Neri» non gradiscono i neofascisti

Tempo fa avevamo segnalato che negli spazi dell’ex Consorzio Agrario di Via Mattei, gestiti da un ex pugile neofascista, si svolgevano le attività del gruppo di soft-air «XXII Legione Leoni Neri».

Il nome di «Leoni neri» è in uso fra gruppi neofascisti. E il motto della «XXII Legione Leoni Neri», ITERVUM RUDIT LEO, è lo stesso della Divisione San Marco della Repubblica di Salò ed è il titolo del secondo album del gruppo musicale neofascista Gesta Bellica. E il loro stendardo imita per giunta la bandiera sudista…

Ora alcuni partecipanti del gruppo hanno precisato la loro netta distanza da ambienti neofascisti, affermando anzi di non essere più attivi da tempo negli spazi dell’ex Consorzio Agrario proprio per la presenza sgradita di un organizzatore di estrema destra.

Anche il motto e lo stendardo non intenderebbero alludere ad alcuna ideologia.

Apprendiamo con piacere di questa presa di distanza in un’epoca in cui i neofascisti fanno del mimetismo e dell’infiltrazione sistematica degli ambienti sportivi una strategia di legittimazione e di reclutamento.

È un fatto che per gruppi e partiti di estrema destra occorra oggi tenere sempre aggiornata la lista degli alias, avatar e pseudonimi con cui cercano di travestirsi per le loro sortite pubbliche.

C’è ancora il FUAN, Fronte Universitario d’Azione Nazionale, la federazione universitaria dell’MSI disciolta nel 1996, ma che pare prenda tutt’ora dall’Università di Bologna un finanziamento clientelare di 15.000 euro l’anno.

Ci sono i camerati di «Bulaggna Dsdadet» vicini e quasi indistinguibili da Forza Nuova, con il pallino di essere di pura stirpe bolognese. Ci sono quelli di «Azione identitaria» con il pallino di avere, solo loro, tremila anni di storia e di discendere dagli Etruschi soltanto perché ogni tanto fanno rievocazioni storiche in costume. E anche se gli Etruschi erano immigrati in Italia dalla Lidia, cioè dall’attuale Turchia, e non parlavano nemmeno una lingua indoeuropea…

Poi ci sono le filiazioni di Fratelli d’Italia. Una è «Terra Nostra: italiani con Giorgia Meloni» coordinata a Bologna da Davide Nanni, Luca Marchesi e Alberto Bianchi e recentemente contestata in Bolognina. Un’altra filiazione è il «PAI. Partito Anti Islamizzazione» con a capo il bolognese Andrea De Tomasi…

Insomma, ce n’è per tutti i gusti, ma i «Leoni neri» non fanno parte del variegato mimetismo neofascista.

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[BO] gio 26 ott al Baraccano h.21: «L’uomo che disse no a Hitler»

Riceviamo da Pax Christi Bologna e volentieri condividiamo:

GIOVEDÌ 26 OTTOBRE 2017, ore 21.00

Santuario di Santa Maria della Pace del Baraccano, Piazza del Baraccano 2, Bologna

Serata di presentazione della mostra:
JOSEF MAYR-NUSSER coraggioso – cristiano – solidale.
«L’uomo che disse no a Hitler»: scopriamo la vita e le opere di questo testimone di pace, beatificato il 18 marzo 2017.

Intervengono:
Francesco Comina, autore del libro «L’uomo che disse no a Hitler – Josef Mayr-Nusser, un eroe solitario»
«Josef il beato antirazzista». L’eccezionale testimonianza di fede e di coscienza del giovane sudtirolese padre di famiglia che si rifiutò di giurare a Hitler

Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna
Il beato Josef Mayr-Nusser: Attualità di una testimonianza

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Josef Mayr-Nusser nasce al Maso Nusser ai Piani di Bolzano. Negli Anni ’30 è nominato Presidente della Conferenza di San Vincenzo e Presidente dei giovani di Azione Cattolica di Trento.

Dopo che l’Alto Adige viene occupato dalle truppe tedesche, nel settembre 1944 è arruolato nelle SS ma al momento del giuramento dichiara:

«Giurare per odiare, per conquistare, per sottomettere, per insanguinare la terra? Giurare per rinnegare la propria coscienza, giurare e piegarsi ad un culto demoniaco, il culto dei capi, innalzati a idoli di una religione sterminatrice? Signor maresciallo, io non posso giurare».

Per questo motivo viene condannato alla pena capitale e, durante il viaggio in treno verso il Lager di Dachau, muore di stenti il 24 febbraio 1945 in un vagone bestiame.

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