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[BO] sab 5 gen h.16: Con Sea-Watch e Sea-Eye: apriamo i porti!

Oggi è fondamentale mobilitarsi contro l’escalation della crudeltà avviata dai governi di centrosinistra e ora portata al limite della disumanità e della barbarie dall’esecutivo leghista-pentastellato. Riceviamo e rilanciamo l’appello di Bologna per Mediterranea e di Vag61 per un presidio contro la chiusura dei porti e per un mondo più solidale e più libero.

PRESIDIO SABATO 5 GENNAIO 2019 alle 16 in PIAZZA MAGGIORE

Con Sea-Watch e Sea-Eye: apriamo i porti!

Nove persone sono state salvate in mare qualche giorno prima di Natale dalle navi delle ONG Sea-Eye e Sea-Watch – che fa parte dell’alleanza di navi solidali United4Med insieme a Open Arms e a Mediterranea Saving Humans. La presenza di queste navi nel Mediterraneo centrale è un atto concreto e necessario per fermare le stragi in mare. Proprio questa mattina Sea-Watch e Mediterranea in missione congiunta sono partite con due imbarcazioni da Malta per raggiungere Sea-Watch 3, per portare supporto logistico e materiale alla nave, consentendo il cambio di equipaggio e rifornimenti, e per spingere gli Stati europei a dare un porto sicuro a queste 49 persone. Queste 49 persone però non sono ancora salve, perché nessun porto sicuro è stato aperto dagli Stati europei, nessun Governo europeo ha scelto l’umanità e la solidarietà ma l’indifferenza e la barbarie. Ora, dopo quasi 15 giorni di navigazione, entrambe le imbarcazioni sono costrette a vagare nel Mediterraneo in attesa di un approdo sicuro, di un porto accogliente. Gli equipaggi sono esausti, le persone salvate in mare, dopo essere scappate dall’inferno libico, sono allo stremo; l’Unione Europea sembra far finta di niente e di non essere in grado di trovare una soluzione degna per 49 persone. La situazione di stallo è drammatica, le condizioni meteo marine e la situazione medica a bordo delle navi sempre più pericolose.

Salvini e il governo italiano continuano a dichiarare “porti chiusi”, seguendo una retorica securitaria di propaganda fondata sull’odio; Malta consente a Sea-Watch 3 di entrare nelle sue acque territoriali ma tiene ancora chiusi i porti; tutti i Governi europei si rivelano incapaci nel risolvere questa emergenza e dimostrano ancora una volta la loro disumanità “programmata”, seguendo la strada di politiche discriminatorie, paradigmi escludenti, criminalizzazione della solidarietà e dei/delle migranti.

Queste navi però non sono sole. Quel ponte tra mare e terra costruito in questi mesi nell’attivazione straordinaria per e con Mediterranea, può aggiungere tanti altri mattoni e fortificarsi ancora di più con le tante persone disposte a schierarsi per fermare la spirale dell’egoismo e della diffidenza, della rassegnazione e dell’indifferenza, per vincere la paura e il disprezzo con la solidarietà e l’umanità, per rovesciare le campagne d’odio.

Chiediamo alla Bologna che non si rassegna all’odio di mobilitarsi ed essere in Piazza Maggiore sabato 5 gennaio alle ore 16.

Per chiedere l’apertura immediata di un porto sicuro per le navi di Sea-Watch e Sea-Eye; per rivendicare la dignità degli uomini e delle donne che attraversano il Mediterraneo e perché possano essere libere di costruirsi un futuro in Europa.

Per rompere l’indifferenza davanti alle migliaia di morti nel Mediterraneo; per rifiutare la criminalizzazione della solidarietà. Per batterci, ancora una volta, nel salvare vite in mare e salvarci dalla disumanità; per aprire i nostri porti e le nostre braccia a chi cerca un futuro degno. Per tessere nuova società insieme a chi sfida i confini; per costruire un’Europa migliore.

Bologna per Mediterranea
#apriamoiporti #United4Med

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La Germania chiede scusa alla Namibia per lo sterminio degli Herero e dei Nama

Nel suo indecente discorso di fine d’anno, il presidente della Repubblica italiana ha invocato una inverosimile «comunità di vita» tra poveri e ricchi, un «destino comune» tra chi affoga e chi festeggia. Non è riuscito a spendere una parola per i 1400 morti sul lavoro del 2018, né per i tanti suicidi in carcere, né per i troppi morti affogati nel Mediterraneo… Solo «sicurezza», «forze dell’ordine» e finti «buoni sentimenti». Lo Stato è anche un dispositivo di morte e raramente chiede scusa, ma talvolta accade, solo che accade dopo più di cent’anni…

I TEDESCHI CHIEDONO SCUSA PER IL GENOCIDIO DI HERERO E NAMA (E FORSE L’ITALIA DOVREBBE PRENDERE ESEMPIO)
di Gianni Sartori

Con colpevole ritardo – ma non si può seguire tutto in tempo reale – apprendo che il processo definito (forse in maniera non del tutto appropriata) di “Riconciliazione” per lo sterminio di Herero e Nama in Namibia (all’epoca “Africa tedesca del Sud-Ovest”) va compiendo ulteriori passi avanti.

Nel 2018 la Germania (Stato colpevole e reo-confesso) aveva ammesso pubblicamente le proprie colpe e – in agosto – la Chiesa evangelica tedesca (EKD, luterana) chiedeva perdono per quello che viene considerato il primo genocidio del XX secolo. Precedente sia a quello armeno, sia a quello ebraico, ma non ovviamente il primo della Storia. Basti pensare a quello subito da “indiani” e “indios” nel continente americano per mano degli europei (rispettivamente anglosassoni e latini).

Il sistematico massacro di Herero e Nama si colloca tra il 1904 e il 1907, ossia nel periodo delle “guerre herero” (un eufemismo, in realtà si trattava di colonizzazione brutale e sanguinaria).

Per soffocare la ribellione dei nativi, il generale Lothar von Trotha ricorse ad ogni possibile mezzo “non convenzionale” (altro che “guerra”!) come l’avvelenamento dei pozzi.

È passato alla Storia il comunicato – in stile nazista ante litteram – rivolto dal generale tedesco agli Herero sopravvissuti dopo la battaglia di Waterberg:

Il popolo Herero deve lasciare il paese. Ogni Herero che sarà trovato all’interno dei confini tedeschi, con o senza arma, con o senza bestiame, verrà ucciso. Non accolgo più né donne nè bambini: li ricaccerò alla loro gente o farò sparare loro addosso. Queste sono le mie parole per il popolo Herero”. Continued…

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Considerazioni e propositi per l’anno nuovo

Parlare della situazione odierna è diventato difficile. Mancano delle categorie comuni che permettano un confronto. E ciò è tanto più vero quando il contesto del confronto sia il mondo del lavoro. Continued…

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Una storia che ci riguarda: Gabriella Degli Espositi

Quella che vi raccontiamo oggi è una storia che ci riguarda.

Che fa parte della nostra storia collettiva, che fa parte della nostra terra, che fa parte del nostro presente e del motivo per cui c’è ancora bisogno di non rimanere indifferenti, di lottare, di essere partigiani.

È la storia di una donna. Di una combattente. Di una comunista.

Il suo nome è Gabriella Degli Esposti, nome di battaglia Balella, medaglia d’oro della Resistenza. Leggi tutto su Emilia Antifa.

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Il Galeazzo di Natale

Per celebrare il Natale in una chiesa di Bologna pare abbiano cantato anche «Bella ciao» e subito Galeazzo Bignami (nella foto) si è sentito turbato fin nei precordi della sua anima nerissima. È riuscito a trattenersi a stento dal fare l’ennesima vana «interrogazione parlamentare», ma non dall’esternare al «Resto del Carlino» tutto il suo disappunto di fiero nostalgico della Tradizione:

«Non starò qui a ricordare le decine di preti ammazzati da partigiani che intonavano quella stessa canzone che oggi il parroco pare ritenere di poter ospitare nell’ambito di una rassegna natalizia».

Invece Galeazzo questi nomi dovrebbe ricordarceli e ricordare anche che cosa avevano fatto.

Già, peccato che un gran numero di sacerdoti siano stati uccisi invece dai nazifascisti. In Polonia non furono decine, ma oltre 3.000 i sacerdoti fucilati o uccisi, di cui 1.992 nei campi di concentramento e in particolare 787 in quello di Dachau.

A Marzabotto i sacerdoti ammazzati dai nazifascisti furono ben cinque perché stavano dalla parte dei contadini solidali con la lotta partigiana e in Italia furono centinaia i preti torturati e uccisi dai fascisti…

Don Pietro Morosini, attivo nella Resistenza romana, fu a lungo torturato e poi fucilato dai nazifascisti senza che gli strappassero alcun nome. Così Sandro Pertini ricorda l’ultima volta che lo vide: «Detenuto a Regina Coeli sotto i tedeschi, incontrai un mattino don Morosini: usciva da un interrogatorio delle SS, il volto tumefatto grondava sangue, come Cristo dopo la flagellazione. Con le lacrime agli occhi gli espressi la mia solidarietà: egli si sforzò di sorridermi». Continued…

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[Cesena] gio 3 gen h.21: assemblea antifascista al Magazzino Parallelo

Riceviamo e condividiamo il calendario di iniziative antifasciste in solidarietà con le persone denunciate per aver contestato l’apertura di una sede di CasaPound a Cesena.

In vista del processo previsto il 23 gennaio a carico di alcune persone antifasciste, colpite da denunce con l’accusa di essersi opposte in vario modo all’apertura della sede fascista di CasaPound a Cesena, lanciamo un’assemblea allargata per giovedì 3 gennaio, auspicandoci la partecipazione di chi, nel corso di quest’anno, ha attraversato le assemblee e le varie iniziative in città.

Inoltre, dato che sabato 5 gennaio ci sarà un presidio itinerante in centro a Cesena e mercoledì 23 gennaio vi è l’intenzione di rendere visibile la solidarietà con un presidio sotto il Tribunale di Forlì, è a maggior ragione necessario essere in tante e in tanti per poter definire insieme gli ultimi dettagli.

Invitiamo a partecipare alle iniziative in programma, per creare una diffusa solidarietà nei confronti delle/degli antifascist* accusat*.

GIOVEDÌ 3 GENNAIO ASSEMBLEA ANTIFASCISTA A CESENA!
Ore 21:00 al Magazzino Parallelo (Via Genova 70)

SABATO 5 GENNAIO PRESIDIO ITINERANTE IN CENTRO A CESENA!
Ore 16:00 ritrovo in Piazza della Libertà Cesena

MERCOLEDÌ 23 GENNAIO PRESIDIO SOTTO IL TRIBUNALE DI FORLÌ!
Orario da definirsi.

L’entrata principale del Tribunale di Forlì si trova in piazzetta Cesare Beccaria, in via Carlo Cignani, in pieno centro cittadino, alle spalle dell’Abbazia di San Mercuriale.

Assemblea Antifascista di Cesena
cesenantifa at inventati punto org

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A Strasburgo i curdi entrano in sciopero della fame illimitato

Oggi le violenze statali contro la rivoluzione curda valgono forse più in generale come metafora del nostro presente in cui le violenze, le angherie e le stragi variamente promosse dagli stati vengono compiute nell’indifferenza e nel silenzio. E tuttavia le persone cominciano piano piano a reagire. A Pisa un razzista ha rischiato di essere aggredito dalla folla per avere accusato un venditore africano di averlo derubato. E la sola speranza è che, piccoli o grandi, i gesti di rivolta si moltiplichino ovunque. Riceviamo e condividiamo una riflessione di Gianni Sartori sulle iniziative di protesta e di resistenza a favore della rivoluzione curda.

A STRASBURGO I CURDI ENTRANO IN SCIOPERO DELLA FAME ILLIMITATO
di Gianni Sartori

Il 17 dicembre un gruppo di quindici militanti curdi (tra cui alcune note personalità politiche) ha iniziato uno sciopero della fame illimitato a Strasburgo. La loro richiesta, porre fine al disumano regime di isolamento imposto all’esponente curdo Abdullah Ocalan, rinchiuso dal 1999 nell’isola-carcere di Imrali.

La notizia era già circolata, ma l’annuncio ufficiale è venuto nel corso della conferenza stampa (iniziata alle ora 14) tenutasi davanti al consiglio d’Europa. Dilek Ocalanha, deputato del Partito democratico dei popoli (HDP), ha voluto denunciare quanto avviene – in modo totalmente illegale oltre che disumano – a Imrali. Ossia privare “il leader di un popolo” di ogni comunicazione con l’esterno “isolandolo anche dalla sua famiglia, oltre che dal suo popolo”. Continued…

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“Immagina che c’è la guerra… e tutti si girano dall’altra parte!”

Quello che davvero accade, i media non possono né dirlo né farlo vedere, e quello che dicono è ormai solo mistificazione e rumore per far finta che non stia accadendo nulla, sull’orlo di una catastrofe senza ritorno. «How many times can a man turn his head, and pretend that he just doesn’t see?», cantava Bob Dylan in un’altra più felice epoca. Riceviamo e condividiamo un commento di Gianni Sartori sugli ultimi bombardamenti turchi sul campo profughi di Mexmûr.

“Immagina che c’è la guerra…
… e tutti si girano dall’altra parte!”
di Gianni Sartori

Riprendo testuale la frase pronunciata da alcuni compagni curdi il 15 dicembre 2018: “Immagina che c’è la guerra… e tutti si girano dall’altra parte!”. Chiaro, no?

Nella notte del 13-14 dicembre l’aviazione turca aveva attaccato le baracche dei profughi curdi di Mexmûr. Situato nel Kurdistan iracheno, il campo profughi dal 1998 è posto sotto la tutela dell’Onu (almeno in teoria). Quattro donne erano rimaste uccise (una madre, sua figlia, sua nipote e un’altra donna che qui veniva ospitata)*.

Negli ultimi mesi questo era il terzo attacco aereo contro questo campo profughi e nel corso di ogni azione si erano contate diverse vittime. Sia tra le Unità di Autodifesa, sia tra i civili. Continued…

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[Verona] sab 22 dic: Veronetta si mobilita contro neofascisti e neonazisti

Riceviamo e condividiamo la notizia di una diffusa mobilitazione antifascista a Verona il 22 dicembre, nel favoloso quartiere di Veronetta.

VERONETTA SI MOBILITA CONTRO L’ONDA NERA

Forza Nuova ha annunciato per il prossimo 22 dicembre l’apertura di una sede in Veronetta che si chiamerà “Casa del Patriota”. Quello stesso giorno, sempre in Veronetta nella sede di CasaPound, interverrà il presidente del movimento Gianluca Iannone.

La presenza nera di due formazioni neofasciste in un quartiere che ha sempre avuto una tradizione di accoglienza di tutte le diversità è un fatto gravissimo.

I movimenti antifascisti, antirazzisti e femministi di Verona invitano dunque i cittadini e le cittadine – e non solo di Veronetta – ad occupare quel giorno lo spazio pubblico del quartiere.

Il 22 dicembre, molte sedi di associazioni e movimenti saranno aperte fin dalla mattina e proporranno diverse iniziative. Dalle ore 15.00 si darà vita a un momento collettivo in Piazza Santa Toscana da dove poi partiranno azioni diffuse nel quartiere.

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[BO] Neofascisti alla Pizzeria Tommi di San Lazzaro

Ormai, la gente li detesta a tal punto che cercano di mimetizzarsi diffondendo la loro propaganda tossica in bar, ristoranti, pizzerie, aperitivi, apericena, tra un’oliva e un salatino…

Sono i politicanti in cerca di fortuna, di ogni risma e colore. Così, dopo Aitini & Bernardini alla Birreria Amadeus, dopo i rossobruni al Bar La Linea, ecco ora i neofascisti alla Pizzeria Ristorante Tommi di San Lazzaro il 18 dicembre, a parlare dei soliti immaginari «crimini partigiani». Verrà presentato l’ultimo libro di Gianfranco Stella – e regalato il penultimo… – Un autore già condannato e plurimultato per le bugie e le invenzioni che racconta. Un libro che a Reggio Emilia ha già suscitato vivaci proteste… Peccato, la pizza era buona… Eia eia alla larga!

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