Oggi l’ambiente in cui viviamo sta mutando rapidamente e giunge a manipolare la percezione stessa di ciò che ci circonda, promuovendo una fascistizzazione della coscienza sociale e un mondo sempre più cupo, claustrofobico e devastato, povero di senso e di avvenire e anzi privo di prospettive e di speranze. È una questione su cui occorre riflettere se si vuole rendere efficace la lotta antifascista. Riceviamo e condividiamo una riflessione al riguardo.
MA QUESTA TERRA È ANCORA LA NOSTRA TERRA?
di Gianni Sartori
Forse perché – mio malgrado – osservatore privilegiato (vivendo in una delle regioni più cementificate del pianeta) tra le attuali forme di devastazione ambientale, vorrei segnalare come particolarmente deleteria la metastasi urbana. In particolare quella denominata “fabbrica diffusa” (modello veneto, capannoni e villette).
Il termine urban sprawl (“poltiglia urbana”: rende bene l’idea) è alquanto appropriato per indicare l’estendersi, il dilagare degli agglomerati urbani, in particolare lo “sviluppo a bassa densità, autodipendente”, ossia oltre il limite coperto da servizi e infrastrutture urbane. Negli Usa sembra essere diventato un vero e proprio “pilastro dell’organizzazione sociale, un elemento sostanziale e ineliminabile dell’american way of life”. Commentava impietosamente un ecologista: “Al di là di tutta la retorica che lo circonda, il sogno americano non consiste in nient’altro che in una villetta suburbana con una staccionata, due o tre auto e una vacanza all’anno”. Una casa, un prato (diserbanti e tosaerba), talvolta un albero per “credere di vivere in campagna”. Un modello sempre più diffuso, anche nelle numerose “villettopoli” del nostro Nord-est. Situazione resa possibile soltanto dall’uso quotidiano dell’auto (spesso un ingombrante Suv), indispensabile per ogni spostamento, dato che nella stragrande maggioranza dei casi si tratta di pendolari che lavorano in città. Scontate le conseguenze: aumentano strade e autostrade, aumenta l’inquinamento. Secondo calcoli effettuati negli Stati Uniti la casa unifamiliare (la “villetta”) suburbana richiede in media che siano asfaltati almeno dieci metri di strada ogni due famiglie. Ovviamente si moltiplicano anche i chilometri di linee telefoniche, fognature e condotte idriche. A spese di boschi, foreste, terreni agricoli. Negli Usa le aree urbane delle metropoli aumentano ad un ritmo che è doppio rispetto all’aumento della popolazione e lo sprawl fagocita ogni anno circa 4mila Kmq di terra destinandoli a scopo urbano (strade, case, parcheggi, centri commerciali…). Sul lungo periodo l’ambiguo “amore per la campagna e la natura” degli statunitensi comporta effetti devastanti: distrugge quella stessa natura che pretendo di “amare” e allarga enormemente le aree urbanizzate. Continued…