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Ed ecco la «Pista Neotroskista» del gran cabaret di Forza Nuova…

«E ridete per favore!», esclama Gabriele Adinolfi, ma nessuno ride.

Dietro un tavolinetto da picnic con l’insegna del Fly On Hotel, i clown demenziali di Forza Nuova in giacca e cravatta hanno recitato ieri un copione traballante e imparaticcio con un’insalata di Mossad, Brigate Rosse, Bruno Vespa, Stasi, Sisde, scappatelle amorose, tedeschi vicini a un porcile… Continued…

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16 febbraio: liberi tutti!

Riceviamo e condividiamo un intervento di Gianni Sartori in vista della manifestazione nazionale del 16 febbraio 2019 a Roma per la libertà del Kurdistan e la liberazione dei prigionieri curdi.

16 FEBBRAIO: LIBERARE TUTTI!
di Gianni Sartori

Venti anni or sono Ocalan veniva rapito in Kenia e rinchiuso nell’isola-carcere di Imrali (non vi ricorda Robben Island ?). Grazie anche alla ‘dabbenaggine’ di Massimo D’Alema e Fausto Bertinotti che prima gli avevano garantito l’asilo politico – successivamente concesso, ma dopo che ormai era stato sequestrato – per poi cacciarlo fuori dall’Italia (su richiesta si presume di Clinton) consegnandolo di fatto ai suoi aguzzini. Continued…

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[Forlì] Non solo Castelnuovo di Porto…

Una tecnica dei media è quella di isolare la singola notizia e far perdere di vista il quadro complessivo e capillare di un sistema persecutorio. Riceviamo e condividiamo questa segnalazione.

L’effetto dell’infame Decreto Salvini si fa sentire anche a Forlì, con lo sgombero dell’ex cinema Ciak di via Episcopio Vecchio, che ha portato a 10 denunce (occupazione di immobili e danneggiamento, più altre denunce legate alla situazione di “clandestinità” di alcune di loro) per altrettante persone immigrate che, non avendo più diritto alla protezione umanitaria e non avendo casa, avevano trovato rifugio all’interno dello stabile abbandonato da anni in questo freddo gennaio di inizio 2019. Per altre 4 è stato revocato il permesso di soggiorno per supposta “pericolosità sociale”.

Così viene data la notizia: «Blitz della polizia nei luoghi degradati di Forlì contro l’immigrazione clandestina…», «Forlì, scoperti 14 stranieri clandestini…», «Colpiti quattordici stranieri…», «Nel mirino quattordici stranieri…». Vedi Corriere Romagna, Resto del Carlino, Forlì24ore, Teleromagna24

Per chi ne vuole sapere di più: l’ex cinema Ciak è ormai un rudere, di proprietà di una cooperativa (la Cooperativa Muratori Verucchio-CMV) poi fallita con un crack da 275 milioni di euro. Da tempo è stato messo all’asta dai curatori fallimentari.

Vedi Fallimenti, Resto del Carlino.

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La svolta cabarettistica di Forza Nuova

Dopo la maglietta «Auschwitzland» esibita a Predappio dalla neonazista Selene Ticchi e giustificata come «humor nero» alla faccia di sei milioni di ebrei assassinati dal Nazismo, la svolta clownesca e cabarettistica di Forza Nuova prosegue ora con un’iniziativa sulla «Pista Neotroskista» dietro la Strage di Bologna del 2 agosto 1980 alla faccia di 85 morti e 200 feriti assassinati quel giorno dal Neofascismo e di tutte le vittime dello stragismo neofascista da Piazza Fontana in poi…

A esibirsi nello spettacolo di cabaret saranno, a quanto pare, Roberto Fiore e Gabriele Adinolfi.

Che dire? Sorprende che a Bologna non sia stata concessa anche ai clown demenziali di Forza Nuova la Sala del Baraccano, visto che è già il luogo privilegiato di propaganda del razzismo leghista e dell’odio revisionista. Sono finiti invece in tal FlyOn Hotel in Via dell’Aeroporto 34/36…

C’è una frase di Elie Wiesel che potrebbe valere da commento al rinnovato clownismo nero dei neonazisti:

«Chiunque non s’impegni attivamente e costantemente a ricordare e a far ricordare gli altri è complice del nemico».

Perché Auschwitz è un evento che continua ad accadere dentro la storia d’Europa, e chi lo deride è complice degli assassini.

Perché le decine e decine di bombe neofasciste continuano ad esplodere dentro la nostra storia, e chi fa il buffone è complice degli assassini.

Ora e sempre memoria e resistenza!

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[Forlì] Solidarietà antifascista con chi ha contestato CasaPound

Riceviamo e condividiamo un breve resoconto del presidio tenutosi sotto il tribunale di Forlì in solidarietà con i denunciati per le contestazioni contro CasaPound.


Stamattina, 23 gennaio, un nutrito gruppo di solidali ha effettuato un presidio davanti all’entrata principale del Tribunale di Forlì.

Occasione: l’apertura del processo a carico di alcune persone, accusate a vario titolo di essersi opposte all’apertura in via Albertini a Cesena di una sede di estrema destra, neofascista, avvenuta circa un anno fa.

Volantinaggio e striscione a ribadire la solidarietà nei confronti delle persone accusate.

Per noi dell’Assemblea Antifascista di Cesena, come abbiamo avuto modo di dire e scrivere più volte, è il fascismo – vecchio o nuovo che sia – a non avere cittadinanza nella città in cui abitiamo! Crediamo fermamente che il fascismo, il razzismo, il sessismo, l’omofobia, la violenza contro le diversità, l’autoritarismo più becero non debbano trovare spazio, né a Cesena né altrove.

In tante e tanti ci siamo mobilitat* fin da subito contro la deriva xenofoba e fascistoide della società in cui viviamo. Per questo, il processo che si è aperto stamane lo percepiamo non solo come diretto contro alcune persone in particolare ma anche contro i valori dell’antifascismo stesso: un tentativo di zittire ed affossare una lotta collettiva e partecipata, che sta andando avanti da tempo, contro questi rigurgiti nefasti.

Assemblea Antifascista di Cesena

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Cara Leyla, ti scrivo…

Mentre si prepara una manifestazione in solidarietà del Rojava per sabato 16 febbraio a Roma, in tutto il mondo si solidarizza con la rivoluzione curda sotto attacco e si grida «Basta fascismo! Basta dittatura!». Riceviamo e condividiamo un intervento di Gianni Sartori.

CARA LEYLA, TI SCRIVO…
di Gianni Sartori

È dal giorno 8 novembre dell’anno scorso che la prigioniera politica Leyla Guven – deputata curda e militante femminista – è in sciopero della fame illimitato.

Fate bene i vostri conti e potrete rendervi conto di quanto ormai la sua stessa vita (per non parlare della salute e integrità fisica) sia a rischio.

La sua richiesta, finirla con l’isolamento totale (definito «crimine contro l’umanità») imposto all’esponente curdo Abdullah Ocalan, segregato sull’isola si Imrali.

Isolamento che «non viene imposto solamente a lui, ma all’intera società».

Da ogni parte del mondo altre donne – molte delle quali hanno conosciuto di persona il carcere, le persecuzioni del potere – le hanno scritto per esprimere vicinanza. Segnalate dai media soprattutto le lettere di Angela Davis – nota come scrittrice oltre che esponente storica delle lotte per i Diritti degli afro-americani – e della militante palestinese Leila Khaled. Continued…

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[Forlì] mer 23 gen h.9: presidio in solidarietà con i denunciati per le contestazioni contro CasaPound a Cesena

Riceviamo e condividiamo l’invito al presidio in solidarietà con i denunciati per le contestazioni contro CasaPound a Cesena.

SOLIDARIETÀ ALLE E AGLI ANTIFASCIST* SOTTO PROCESSO PER L’OPPOSIZIONE AD UN COVO FASCISTA A CESENA

In occasione dell’apertura del processo previsto il 23 gennaio 2019 a carico di alcune persone antifasciste, colpite da diverse denunce (violenza privata, diffamazione, minacce ed altre) con l’accusa di essersi opposte in vario modo all’apertura della sede neofascista di via Albertini a Cesena, lanciamo per le ore 9:00 un presidio sotto il Tribunale di Forlì.

MERCOLEDÌ 23 GENNAIO ORE 9:00
PRESIDIO SOTTO IL TRIBUNALE DI FORLÌ!

L’entrata del Tribunale si trova in piazzetta Cesare Beccaria, in via Carlo Cignani, in pieno centro cittadino e alle spalle dell’Abbazia di San Mercuriale.

ASSEMBLEA ANTIFASCISTA DI CESENA
mail: cesenantifa at inventati punto org
FB: Antifa Forlì-Cesena

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[BO] Minuti d’Odio al Quartiere Santo Stefano

Oggi gli orwelliani Due Minuti d’Odio vanno sempre più di moda e anche il Quartiere Santo Stefano non vuole restare indietro rispetto al clima aggressivo e fazioso che si respira nel paese.

Così venerdì 18 dicembre i Due Minuti d’Odio sono stati dedicati a coloro che hanno rischiato o perso la vita per combattere il nazifascismo con la presentazione dell’ennesimo libro su presunti «crimini partigiani» del nostalgico cattolico Gianfranco Stella, autore già condannato e plurimultato per le bugie e le invenzioni che racconta.

Ora al governo del Quartiere c’è il PD securitario di Rosa Amorevole (ben poco “amorevole”, vedi 1, 2, 3…) e fuori dagli edifici del Quartiere, tenuti ben lontani da un ingente spiegamento di forze dell’ordine che selezionavano gli accessi a una sala pubblica, vi erano gli attivisti dell’ANPI e qualche esponente del PD, De Maria, Cuperlo… Schizofrenia allo stato puro!

Invece sabato 19 gennaio, nel giorno dell’ennesima strage in mare di migranti, i Due Minuti d’Odio sono stati dedicati alle ONG che salvano vite umane nel Mediterraneo con Sonia Savioli (ex fotografa della CGIL) che presentava il suo libro «ONG. Il cavallo di troia del capitalismo globale». Sul manifestino dell’iniziativa campeggiava una bandierina che sventola dalle Due Torri con scritto «ONG: Organizzazioni Non Grate». C’è stato il rischio che le Due Torri si rivoltassero nel vento e crollassero a terra dal disgusto. A organizzare i rossobruni di tal BelzeBò…

Infine domenica 20 gennaio i Due Minuti d’Odio contro il «mondialismo» sono stati celebrati con gli arabeschi verbali di Diego Fusaro e il supporto filosofico di tal Interesse Nazionale…

Insomma, la Sala del Baraccano continua a essere, come sempre, lo spazio privilegiato per la propaganda d’odio di nazionalisti, sovranisti, revisionisti, razzisti e fascisti vari. Con l’aggravante che, rispetto a pochi anni fa, molte delle tesi esposte sono ora urlate direttamente dal governo e rilanciate ovunque da TV e social media

Insomma, un Quartiere davvero amorevole!

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[BO] gio 31 gen h. 13.30: terza udienza del processo per avere dato della «fascista» all’ex presidente del Quartiere Santo Stefano

Giovedì 31 gennaio si terrà la terza udienza del processo a uno di noi, denunciato nel 2014 dall’ex presidente del Quartiere Santo Stefano Ilaria Giorgetti e dal suo vice Mario De Dominicis per aver pubblicamente definito «fascisti» i due esponenti del centrodestra chiamandoli per giunta «squallidi quanto improbabili figuri» in quanto hanno «sempre favorito la propaganda di neofascisti e neonazisti».

Invitiamo tutte e tutti gli antifascisti a presenziare in aula in solidarietà al nostro compagno, coinvolto in un processo che potrebbe sembrare semplicemente assurdo se non fosse un esplicito tentativo di criminalizzare il dissenso e di limitare la libertà di critica.

Ci troveremo giovedì 31 gennaio alle ore 13 davanti al Tribunale in Via Farini angolo D’Azeglio. Per entrare occorre mostrare un documento e far passare borse e zaini in uno scanner. L’udienza è prevista per le 13.30.

Qui e qui due comunicati di solidarietà.

Criminalizzare il dissenso è il primo passo per un mondo ancora più cupo e oppressivo di quello in cui viviamo oggi.

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Lo spettro della lotta di classe si aggira per il Bangladesh

Nei giorni scorsi lo sciopero generale in India ha coinvolto 200 milioni di lavoratori che hanno protestato contro le ultime politiche varate dal governo sul lavoro. È stato, sul piano dei numeri, il più grande sciopero della storia. Oggi la resistenza all’autoritarismo e al fascismo crescente non può che venire anzitutto dall’insubordinazione del lavoro sempre più sfruttato, precarizzato e ridotto in tutto il mondo a oppressione violenza e morte. Riceviamo e condividiamo un intervento di Gianni Sartori sulle recenti lotte in Bangladesh.

LO SPETTRO DELLA LOTTA DI CLASSE SI AGGIRA PER IL BANGLADESH
di Gianni Sartori

Almeno venti operai di alcune aziende tessili (settore del pret-à-porter, comprese le T-shirts) sono rimasti feriti il 13 gennaio negli scontri con la polizia – armata di cannoni ad acqua, proiettili di caucciù e gas lacrimogeni – nella regione di Narsinghapur in Bangladesh.

Iniziate il 6 gennaio, le proteste (a Savar, Ashulia, Gazipur, Mirpur…nei giorni precedenti anche a Uttara, Dhaka, Hemayatpur, Kathgora, Tongi, Dakkhinkhan, Abdullahpur…) duravano ormai da una settimana. Tra manifestazioni e scontri avevano coinvolto diverse migliaia di lavoratori (circa 50mila, molto consistente la partecipazione delle donne lavoratrici) che richiedevano miglioramenti salariali.

Savar – sobborgo industriale della capitale – era già tristemente nota per il catastrofico crollo del Rana Plaza dell’aprile 2013 (oltre mille le vittime, almeno doppio il numero dei feriti estratti dalle macerie).

L’edificio di otto piani (di cui quattro costruiti abusivamente) conteneva alcune fabbriche che impiegavano circa 5mila persone. Qui si producevano capi di abbigliamento per Adler Modemarke, Auchan, Ascena Retail, Walmart, Benetton, Bonmarché, Camaieu, C&A, Cato Fashions, Inditex, Joe Fresh, Kik, Cropp, El Corte Inglés, Grabalok, Gueldenpfenning, Matalan, NKD, Premier Clothing, Primark, Sons and Daughters (Kids for Fashion) Loblaws, Mango, Manifattura Corona, Mascot…

Ai piani inferiori del Rana Plaza, una banca, appartamenti e negozi. Quando apparvero le prime crepe i piani inferiori vennero chiusi ed evacuati mentre ai lavoratori venne ordinato di tornare anche il giorno dopo. In mattinata l’edificio crollò seppellendoli sotto le macerie.

L’8 gennaio 2019 – colpito dagli spari della polizia – era rimasto ucciso l’operaio Sumon Miah di 22 anni, dipendente della Anlima Yarn Dying Ldt, azienda dell’area industriale di Savar.

Nel settembre dell’anno scorso c’era stata la decisione di aumentare il salario minimo (congelato dal 2013) passando da 53 a 80 euro mensili a partire da gennaio.

Venivano aumentati, ma in maniera lieve, anche gli altri sei livelli salariali. Non abbastanza – secondo i sindacati – rispetto all’aumento del costo della vita.

Dopo i duri scontri del 13 gennaio è dovuto intervenire direttamente il governo per concedere un ulteriore aumento salariale (variante da 20 centesimi a 8 euro mensili) per gli altri livelli. Ma, almeno per ora, senza poter ottenere la sospensione delle mobilitazioni.

Nonostante l’esportazione di capi d’abbigliamento rappresenti l’80% delle esportazioni totali del Bangladesh, i lavoratori del settore (quattro milioni in oltre 4500 aziende) sono tra i peggio pagati del mondo. Sfruttati per i profitti degli insaziabili grandi nomi occidentali (Zara, Carrefour, H&M, Aldi, Walmart…). Stando a un rapporto del CGWR dell’anno scorso, la situazione appare in continuo peggioramento a causa delle insostenibili pressioni su costi e tempi di produzione e di consegna. Le aziende che non stanno al passo vengono scavalcate dalla concorrenza di Birmania e Vietnam e rischiano il fallimento con le immaginabili conseguenze per i lavoratori.

In questi giorni il vice-presidente della BGMEA (l’Associazione dei fabbricanti ed esportatori di capi d’abbigliamento del Bangladesh) ha denunciato che almeno 35 fabbriche non sono più in condizione di produrre a causa del protrarsi dello sciopero. In alcuni casi magazzini e depositi sarebbero stati dati alle fiamme.

In aggiunta il rappresentante della potente corporazione ha minacciato la serrata delle fabbriche se le contestazioni dovessero proseguire. Ma a quanto pare i lavoratori non si sono fatti intimidire e le dure proteste proseguono anche in questi giorni.

Gianni Sartori

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