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[BO] ven 23 nov h.21: presentazione di Antifascisti senza patria e Campo 97 @Circolo Berneri

Venerdì 23 novembre, alle ore 20.00, presso il Circolo anarchico Camillo Berneri, in Piazza di Porta Santo Stefano 1 a Bologna, si terrà la presentazione del libro ANTIFASCISTI SENZA PATRIA di Paolo Pasi (ed. Eleuthera, 2018) e del ghaphic novel CAMPO 97 di Paola Brolati e Fabio Santin.

Alle ore 20 aperitivo libertario e alle ore 21 presentazione e dibattito con gli autori Paolo Pasi e Fabio Santin.

Book-trailer del libro qui.

All’indomani della caduta di Mussolini, la maggior parte degli antifascisti rinchiusi al confino reclama e ottiene l’immediata liberazione unendosi alla resistenza contro i nazifascisti. Ma questa liberazione non avviene per tutti: alcuni di loro, in gran parte anarchici, vengono trattati dal governo Badoglio alla stregua di nemici, tanto che ne viene ordinato il trasferimento nel campo di concentramento di Renicci d’Anghiari, poco lontano da Arezzo. Inizia così il racconto corale di un viaggio che tra tentativi di fuga e ricordi di lotta porterà questi «antifascisti senza patria» nel famigerato Campo 97, dove già migliaia di prigionieri di guerra, per lo più slavi, patiscono condizioni di vita durissime. Unica speranza: evadere. Ed è appunto quello che faranno alla fine di quei quarantacinque giorni che intercorrono tra la caduta del fascismo e l’armistizio. Una storia realmente accaduta, narrata attraverso le vicende di undici personaggi dal passato ribelle e dal futuro incerto: uno scrittore futurista, un catalano sfuggito alla repressione di Franco, un combattente piacentino tornato dalla guerra di Spagna, un fabbro triestino e un barbiere siracusano, una donna dal destino avverso che però non si è arresa…

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– Non c’è contraddittorio… Ci manca una svastica!

– Non c’è contraddittorio… Ci manca una svastica!

Non sono state proprio queste le esatte parole con cui Galeazzo Bignami (nella foto) si è scagliato contro un dibattito studentesco sul Decreto Sicurezza all’interno del Liceo Minghetti di Bologna. Ma, giusto per scaldare adeguatamente la sedia di onorevole, ha fatto una compita e democratica «interrogazione parlamentare» al Ministro dell’Istruzione invocando che anche la dottrina della razza abbia voce all’interno delle scuole. Non si può discutere del Decreto Sicurezza senza contraddittorio, senza linee guida del Ministero:

«Il “pensiero unico e unilaterale” entra di nuovo, di prepotenza, nelle scuole. Certo, non siamo per la censura e riteniamo che i ragazzi siano grandi abbastanza da poter affrontare questi temi. È la totale mancanza di contraddittorio che disturba, che nega agli studenti la possibilità di elaborare una propria visione personale, critica e obiettiva del problema e comunque scevra da influenze ideologiche. Ho ritenuto opportuno segnalare la vicenda al ministro dell’Istruzione attraverso una interrogazione parlamentare, chiedendo se intenda avviare una verifica sui contenuti delle attività extracurricolari proposte dal liceo e se intenda adottare iniziative, anche di carattere normativo, volte alla redazione di linee guida, al fine di disporre il necessario rispetto del principio del contraddittorio in questi incontri rivolti agli studenti».

Quando, di recente, la Lega Nord ha fatto a Bologna una serie di iniziative «culturali» per criminalizzare la religione islamica in quanto tale, però Galeazzo Bignami non ha avuto nulla da dire sul fatto che non venisse invitato qualche esponente di quella comunità religiosa per un po’ di contraddittorio…

Nel giro di poche settimane, la Lega Nord ha invitato Magdi Allam per dire che non esiste un Islam moderato e che tutti i mussulmani sono complici del terrorismo… Hanno invitato Alain Eman secondo cui l’Islam è come la mafia… Hanno invitato Luca Donadel secondo cui l’Islam è come il Nazismo… Nessun magistrato ha aperto un’inchiesta per istigazione all’odio religioso ed etnico. Anzi, la polizia ha impedito ai residenti del quartiere di entrare in sale pubbliche del Comune per dissentire e criticare quella campagna d’odio.

Insomma, il contraddittorio va bene solo per gli altri…

Del resto, è un fatto che la destra al governo sogni il MinCulPop e punti alla censura istituzionale o squadrista di qualsiasi voce di dissenso. Non a caso Galeazzo Bignami viene dallo squadrismo del FUAN…

A Cinisello Balsamo un gruppo di lettura connesso alla Biblioteca comunale è stato sciolto come una pericolosa associazione di cospiratori perché non ha accettato che fosse l’Amministrazione cittadina di centrodestra a decidere il tema di cui parlare:

«Ci era stato chiesto di poter decidere e controllare i temi alla base dei gruppi di lettura. Avevamo mostrato all’assessore un elenco di quattro tematiche tra le quali gli utenti avrebbero deciso autonomamente le letture da affrontare, ma ci è stato chiaramente detto che non potevamo essere noi a scegliere i temi e che il Comune avrebbe dovuto avere parte in causa nel controllo e nella decisione».

Sono quei politici locali che dicono «non siamo per la censura» e poi li ritrovi a esibire svastiche, o magliette antisemite, o a fare il saluto romano come è accaduto qualche giorno fa a Bologna per i funerali di Maurizio Barbieri coinvolto un tempo nelle indagini sulle stragi neofasciste e salutato ora da camerati nostalgici e fintomoderati come Daniele Carella e Marco Lisei…

– Non c’è contraddittorio… Ci manca una svastica!

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Il PKK ingiustamente inserito nella lista delle organizzazioni terroristiche…

A proposito dell’uso tutto politico del termine «terrorismo»…

IL PKK ERA STATO INSERITO INGIUSTAMENTE NELLA LISTA DELLE ORGANIZZAZIONI TERRORISTICHE
di Gianni Sartori

La notizia non è da poco. Con un comunicato del 15 novembre 2018, la Corte di Giustizia Europea in Lussemburgo ha dichiarato che il Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK) tra il 2014 e il 2018 era rimasto inserito ingiustamente nella lista UE della organizzazioni terroristiche (lista viene rinnovata ogni sei mesi). Quanto all’inserimento del PKK, risaliva al 2002 (su richiesta turca e suggerimento statunitense, si presume). Continued…

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Perché l’Iran si accanisce sulle donne curde?

Non c’è dubbio che la rivoluzione kurda del Rojava abbia visto come protagoniste le donne e che le strategie repressive e omicide degli Stati si accaniscono in particolar modo sulle donne. Fra poco, il 9 gennaio, saranno cinque anni da quando Sakine Cansiz è stata assassinata a Parigi da un sicario istruito dai servizi segreti turchi. E anche l’Iran non è da meno, perché l’insubordinazione armata delle donne è intollerabile per qualsiasi autoritarismo. Riceviamo e condividiamo una riflessione di Gianni Sartori.

PERCHÈ L’IRAN SI ACCANISCE SULLE DONNE CURDE?
di Gianni Sartori

Il 13 novembre un’altra donna curda è stata giustiziata in Iran. L’esecuzione è avvenuta nel carcere di Sanandaj. Imprigionata da cinque anni e accusata di omicidio, Sharareh Eliasi aveva 27 anni.

Oltre al poco invidiabile record delle esecuzioni capitali, l’Iran detiene anche quello ancora più macabro di donne e minori condannati a morte e giustiziati.

Contando solo quelle avvenute da quando è presidente il “moderato” Hassan Rouhani (eletto nel 2013, riconfermato nel 2017), le esecuzioni capitali sono oltre tremilaseicento. Nello stesso periodo, calcolando anche Sharareh Eliasi, le donne finite nelle mani del boia sono già 85.

Anche recentemente un’altra giovane donna curda di 22 anni, Zeinab Sekaanvand, era stata impiccata.

Veniva arrestata e condannata a morte ancora nel 2012 – all’età di 17 anni, quindi minorenne – per la presunta uccisione del marito.

Segregata per 20 giorni – senza poter vedere un avvocato – in un posto di polizia, Zeinab aveva poi denunciato di essere stata sottoposta ripetutamente a torture e maltrattamenti. Per porvi fine avrebbe finito col “confessare” di aver pugnalato l’uomo. Continued…

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Solidarietà a Paolo Pachino

Aggiornamento. A Paolo sono stati dati i domiciliari. Qui un suo comunicato.

Paolo Pachino, combattente italiano delle Unità di protezione popolare del Rojava (YPG), è rientrato in Italia dopo aver passato mesi in Siria del Nord a combattere i fascisti di Daesh e a difendere il confederalismo rivoluzionario del Rojava. Al suo rientro in Italia è stato arrestato e condotto in carcere., e ora si attende la decisione del Tribunale sulla concessione o meno della detenzione domiciliare.

Ci associamo al comunicato di Vag61 nell’esprimere la nostra solidarietà e vicinanza a Paolo e il nostro sostegno a tutte le donne e tutti gli uomini che hanno combattuto e combattono per la libertà della Siria del Nord dall’orrore jihadista e dalle politiche oppressive e stragiste del governo turco.

Sulla situazione recente del Rojava guarda il video Defend Rojava/Boycott Turkey.

Ora e sempre resistenza!

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Aspettando il ritorno di Buenaventura Durruti

Oggi sempre più il nostro presente assomiglia a quei lontani decenni del Novecento in bilico fra crisi, rivolta e fascismo…

ASPETTANDO IL RITORNO DI BUENAVENTURA DURRUTI
di Gianni Sartori

Nella notte tra il 20 e il 21 novembre 1936 moriva Buenaventura Durruti e con lui le speranze di milioni di oppressi, sfruttati e diseredati. All’epoca forse non ancora del tutto consapevoli della tragedia che si andava profilando per le classi subalterne. Non solo nella penisola iberica, ma su scala planetaria.

Durruti muore. Così come a luglio era già morto Francisco Ascaso, come nel maggio del ’37 moriranno Camillo Berneri e Andreu Nin. Per mano di boia differenti – certo – ma il risultato sarà identico: soffocare l’ansia di emancipazione degli eterni subalterni loro malgrado, la fame e sete di giustizia degli schiavi salariati e dei popoli forzatamente minorizzati.

Durruti muore. A noi rimangono solo le macerie, senza che sappiamo più nemmeno come e cosa ricostruire. “Noi non abbiamo paura delle rovine, sappiamo anche costruire…” aveva detto (cito a memoria). Ma forse anche di distruggere e ricostruire abbiamo perso il desiderio.

Passa un mese o poco più e già nel gennaio 1937 si registrano gli attacchi – per ora a mezzo stampa – da parte degli stalinisti (PSUC soprattutto) contro i libertari (CNT, FAI, POUM…), preludio ai fatti del maggio ’37 (a Barcellona, la Telefonica) e dell’agosto (in Aragona, quando Lister elimina le collettività anarchiche). Continued…

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[BO] gio 15 nov h.15: udienza del processo per aver dato della «fascista» a Ilaria Giorgetti

Giovedì 15 novembre si terrà la seconda udienza del processo a uno di noi, denunciato nel 2014 dall’ex presidente del Quartiere Santo Stefano Ilaria Giorgetti e dal suo vice Mario De Dominicis per aver pubblicamente definito «fascisti» i due esponenti del centrodestra chiamandoli per giunta «squallidi quanto improbabili figuri» in quanto hanno «sempre favorito la propaganda di neofascisti e neonazisti».

Può essere che Ilaria Giorgetti non sia ideologicamente «fascista», ma è una politicante reazionaria, familista e incompetente che ha cercato di fare carriera a tutti i costi e, per i suoi fini elettorali, ha voluto tenere assieme la destra moderata e i camerati, concedendo qualche copertura e strizzatina d’occhio al neofascismo locale.

Nel 2014, Ilaria Giorgetti ha ripetutamente insultato il circolo lgbt Atlantide, attivo e favoloso da 18 anni, definendolo «un letamaio».

Nel 2014, per capriccio ideologico e all’ultimo momento, Ilaria Giorgetti ha negato la disponibilità di una sala del Quartiere già prenotata per lo svolgimento di un’iniziativa pubblica su «Autogestione bene comune», mentre ha concesso, sempre e comunque, le sale pubbliche del Quartiere Santo Stefano per raduni di estrema destra o per la propaganda ideologica di gruppi neofascisti.

Sotto il mandato di Ilaria Giorgetti, il Circolo del Baraccano era finito in mano all’amico Michele Laganà la cui citazione preferita è il motto delle SS naziste. E Laganà ha organizzato in quegli spazi varie iniziative d’ispirazione neofascista.

Ma il punto è un altro. Persino la magistratura ha più e più volte riconosciuto che il termine «fascista» applicato a una personalità pubblica rientra nella libertà di critica e di espressione. Anzi, più volte è stato affermato il principio che chi riveste cariche pubbliche deve mettere in conto anche le critiche.

Questo processo è un tentativo di criminalizzare il dissenso. Per questo invitiamo tutte e tutti ad assistere all’udienza e ci troveremo giovedì 15 novembre alle ore ore 15 davanti al Tribunale in Via Farini angolo D’Azeglio. Per entrare occorre mostrare un documento e far passare borse e zaini in uno scanner. L’udienza è prevista per le 15:30.

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Solidarietà bretone per i curdi del campo autogestito di Lavrio in Grecia

Oggi si può credere che la civiltà vada a rotoli e il mondo peggiori ogni giorno di più, ma forse è solo che si stanno delineando con chiarezza, ancora una volta, le linee di una battaglia di libertà, eguaglianza e solidarietà in cui si vedrà che cosa valiamo e per cosa siamo al mondo. Ora e sempre resistenza!

Solidarietà bretone per i curdi del campo autogestito di Lavrio in Grecia
di Gianni Sartori

Curdi e Bretoni: due popoli che in epoche diverse e con metodi talvolta simili, hanno lottato per difendere la propria dignità e libertà.

Si era parlato recentemente di militanti bretoni antifascisti andati a combattere con le YPG contro Isis. Meno noto invece l’impegno solidale e umanitario che la popolazione di Breizh ha indirizzato verso un campo di rifugiati greco dove migliaia di donne, uomini e bambini curdi hanno trovato asilo. Gran parte di loro proviene dal Nord della Siria, in fuga dalle persecuzioni di Isis e dagli attacchi dell’esercito turco e delle milizie sue alleate. Soprattutto dopo l’attacco contro Afrin – poi invasa – avviato da Ankara nel gennaio del 2018.

Recentemente – tra il 21 e il 30 ottobre 2018 – un convoglio stipato di medicinali e apparecchiature sanitarie ha raggiunto il campo di Lavrio a una sessantina di chilometri da Atene. Il viaggio solidale era stato organizzato dal sindacato Sud-Education, da Solidaires e dalla CGT. A loro si era poi aggregata l’associazione Amitiès kurdes de Bretagne (in particolare per iniziativa del presidente dell’associazione Tony Rublont).

Il viaggio non era una tantum, ma piuttosto una missione esplorativa, una risposta alle richieste partite dai responsabili e dai residenti del campo organizzati in assemblea. Con questo primo passo si voleva valutare la possibilità di un intervento stabile per rispondere sia alle necessità più urgenti, sia in maniera continuativa. Continued…

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Un saluto antifa da Berlino

Riceviamo e condividiamo un saluto antifa da Berlino.

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[BO] A.C.C.A. e Zona Franca, due percorsi di liberazione

Oggi è necessario costruire reti capaci di decifrare il presente e contrastare l’autoritarismo crescente, il razzismo istituzionale che si riflette nelle strade, il sessismo che tracima dai media dentro una società sempre più cupa e devastata. E per farlo è necessario sperimentare percorsi aperti e inclusivi, capaci di un’azione continuativa e di un’inchiesta sociale che costruisca coscienza del presente e insieme il senso condiviso di un’avvenire più libero e solidale per tutte e tutti.

Per questo riteniamo importante il nuovo percorso dell’Assemblea Cittadina Continua Antirazzista (A.C.C.A.) che ora ha anche un blog e che ha indetto un’assemblea pubblica il 14 novembre alle ore 18.30 presso il Centro interculturale Zonarelli del quartiere San Donato in Via Giovanni Antonio Sacco 14 (bus 20 e 21), per organizzare e costruire insieme un percorso comune di resistenza e mobilitazione sociale. Qui locandine e volantini in pdf dell’iniziativa.

Non meno importante è il progetto per la promozione di un’educazione al genere e alle differenze avviato a Castel Maggiore e dintorni da Zona Franca che prosegue la mobilitazione antisessista e antifascista nella Bassa. Ed è un’iniziativa che ora ha anche un blog per tessere reti di buone pratiche, di resistenza e di consapevolezza di sé.

Sono segnali importanti di autorganizzazione e autodifesa sociale contro lo sfascio civile e umano promosso dall’alto.

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