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Il fascismo continua a uccidere e combatterlo è cosa buona e giusta

Scritta apparsa a Bologna in Via S. Stefano nella ricorrenza della strage neofascista del 2 agosto.

Da decenni i neofascisti vengono protetti e sponsorizzati dalla politica «moderata» e dai media. Ogni loro omicidio o aggressione è una «rissa fra balordi». Ogni provocazione omofoba o razzista è la «legittima espressione democratica di un’opinione». Così, anche l’attacco di Charlottesville non ha destato nei media italiani una chiara condanna dello stragismo dell’estrema destra…

Evitare di chiamare fascisti i fascisti e nazisti i nazisti, equivale a rendersene complici. A maggior ragione, quando le violenze nazifasciste diventano attacchi terroristici come quelli di Charlottesville o come la strage di neri per mano di Gianluca Casseri o ancora quella di Utoya per mano di Anders Breivik, il tacere, l’attribuirne la causa a qualcosa di diverso dall’ideologia nazifascista (il «multiculturalismo» o l’«invasione straniera») significa essere complici di un’ideologia criminale e di chi per affermarla ricorre al terrorismo contro i nemici del nazifascismo, siano gli antifascisti, i neri, i giovani socialisti norvegesi. Vale per gli individui e vale ancora di più per i mezzi d’informazione, che in Italia fanno molta fatica a chiamare terroristi i bianchi che si macchiano di questi crimini e moltissima fatica a chiamare con il loro nome fascisti e nazisti e che spesso definiscono «populisti» politici e partiti che sono apertamente fascisti e che propagandano idee fasciste. Leggi tutto su Mazzetta.

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Charlottesville: unificazione politica e violenza stragista dell’estrema destra

Il 12 di agosto si è svolta una manifestazione unitaria delle estreme destre statunitensi a Charlottesville, cittadina dello stato della Virginia, con il pretesto di opporsi alla rimozione della statua del generale confederato Robert E. Lee, da sempre emblema del sistema schiavile e razzista del Sud e oggi assurto a simbolo del suprematismo bianco, atto che i fascisti affermano sia parte di un piano per «cancellare dalla storia i grandi uomini bianchi»: nei loro proclami, un atto di «razzismo al contrario» contro il «vero» americano bianco, anglosassone e protestante, con la stessa retorica che anche a queste latitudini sospinge l’azione dell’identitarismo neofascista, all’opera tanto su sgangherate navi anti-immigrati nel Mediterraneo quanto in «circoli culturali» che si proclamano identitari, non conformi e «né di destra né di sinistra».

Quando ormai il corteo fascista di Charlottesville si era sciolto, e quello antifascista stava tranquillamente sfilando, un’auto si è avvicinata con calma e senza destare sospetti alla contromanifestazione antirazzista, per poi accelerare quando c’era la certezza di investire più persone possibili, in perfetto stile ISIS. Un vero attentato terroristico di matrice neofascista, che i media mainstream hanno celermente presentato come semplice «incidente» o ad opera di un «pazzo isolato», e non come diretta conseguenza del consentire democraticamente a nazismi e fascismi di avere spazio e legittimità.

Alla guida si trovava il ventenne James Alex Fields, dell’Ohio, membro di «Vanguard America», un gruppo neonazista legato alla galassia Alt-right e specializzato nel reclutamento di giovani nei campus universitari (vedi qui). A terra, oltre a decine di feriti principalmente membri anarcosindacalisti dell’Industrial Workers of the World (IWW) e attivisti del Democratic Socialists of American (DSA), è rimasta una compagna proprio dell’IWW, la trentaduenne Heather Heyer, per cui non c’è stato nulla da fare.

Alcune riflessioni sulla giornata sono fondamentali, prima di passare all’omicidio di una donna che consideriamo nostra compagna.

Innanzitutto, va sottolineato che i razzisti sono stati cacciati dal loro punto di concentramento dalla pressione dei contromanifestanti antifascisti e antirazzisti.

Di per sé, la manifestazione «Unite the Right» doveva essere l’apoteosi delle destre radicali americane, in grado di unirle e di evidenziarne la forza contro i cosiddetti «antifa». Tutti questi obbiettivi, però, sono in parte falliti: diverse organizzazioni di punta hanno mandato solo piccole delegazioni e, nonostante l’ampio sforzo, i fascisti hanno mobilitato una quantità di persone decisamente inferiore alla contro-manifestazione antirazzista e sono stati addirittura cacciati fuori dal proprio luogo di ritrovo. Insomma, un mancato successo che si traduce in un fallimento, contando la quantità di risorse che vi sono state investite (vedi qui).

A parte la riprova che no, i fascisti non sono invincibili, e sì, si può batterli, – e duri sono stati gli scontri fra compagni e fascisti, – possiamo trarre da questa giornata due spunti importanti: oltre alle numerose anime della cosiddetta Alt-Right, la nuova versione glam della destra reazionaria (vedi qui un video al riguardo), erano presenti in massa il KuKluxKlan, le organizzazioni di bonehead neonazisti, i nazionalisti più classici e beceri, i cosiddetti «neoconfederati» del Sud, le milizie di destra e così via.

Organizzata da Jason Kessler dell’organizzazione «Unity and Security for America», l’iniziativa prevedeva come oratori più o meno tutte le personalità brune di un qualche peso, da Richard Spencer all’attivista radio Mike Enoch e molti altri (vedi qui).

Il percorso comune che è riuscito a portare in piazza assieme neonazisti del Traditionalist Worker Party (che con i gruppi bonehead si è assunta il ruolo di «servizio d’ordine») con i fascisti da college di Identity Evropa è il primo dato che va colto: infatti, a prescindere dal successo o meno (di cui parleremo dopo) di questo obbiettivo, è un segnale di come essi abbiano assunto la necessità di organizzarsi collettivamente oltre i tradizionali steccati.

Inoltre è parso evidente come i razzisti si siano adattati, dopo le sconfitte umilianti alla giornata per l’insediamento di Trump (in cui lo stesso Spencer si è preso un pugno in faccia) e il tentativo di comizio a Berkley, dove già un compagno era stato ferito da un colpo di pistola. Infatti lo schieramento di un servizio d’ordine organizzato, equipaggiato e pronto allo scontro non è stato importante per l’efficacia che ha avuto durante la giornata in sé, quanto per la lucidità di pensare al tema dell’agibilità in strada non come un dato secondario, ma come centrale.

Infatti, ora che Trump stesso si è smarcato – senza troppa convinzione – dai suoi sostenitori meno presentabili (che comunque continuano a far parte dei suoi sostenitori e della sua base «militante»), i fascisti portano avanti la propria agenda, essendo non solo semplici emanazioni del potere statale e capitalista, ma derivazioni dotate di propri interessi e risorse (vedi qui).

In sé, il salto di qualità in tema di forza militare, accompagnata con l’efficace restyling estetico e di immaginario e con la capacità di muoversi a livello mediatico (vedi qui), stanno mettendo le basi per un movimento con una nuova potenzialità e capacità di massa, un livello ben oltre la galassia di gruppuscoli settari di qualche tempo fa.

E a questo non si può rispondere semplicemente che «ora sono favoriti» o che «il clima è dalla loro parte», perché se è vero che il senso di insicurezza generalizzato che si respira gli è favorevole, il loro successo deriva principalmente dall’efficace lavoro che hanno svolto capillarmente sul territorio e nella cultura di massa, intercettando fasce di popolazione la cui frustrazione non trovava altri referenti. La maggiore magnitudine della violenza fascista può essere più o meno oltre il livello che ora i suoi leader vorrebbero esprimere, ma è sempre simbolica di una maggiore sicurezza che le destre sentono e non può essere derubricata come un dato secondario, facendo parte di una precisa strategia di controllo del territorio e monopolio dell’agibilità politica (vedi qui) a cui bisogna rispondere in modo quantomeno adeguato.

Tutti questi elementi, esplosi a Charlottesville ma presenti da qualche tempo nel contesto statunitense, parlano direttamente anche a noi, in quanto presenti in nuce – con le proprie fisiologiche differenze e particolarità – anche nella nostra società e nei contesti in cui ci troviamo a vivere.

L’attività sempre più frenetica di un nuovo movimento xenofobo, identitario e neofascista, la sua rilevante influenza sull’opinione pubblica nazionale e sulla cornice della discussione politica istituzionale, le convergenze e le sinergie unitarie tra le sue diverse organizzazioni e militanti, le sempre più numerose aggressioni squadriste contro immigrati, antirazzisti, sindacalisti, militanti o simpatizzanti di sinistra sono all’ordine del giorno. Solo gli sprovveduti («sono solo innocui nostalgici») o chi è in malafede («il fascismo non esiste più») possono sottovalutare quello che sta succedendo. Perché Charlotessville è già qui, e potrebbe essere domani.

L’unico argine per impedire che ci siano altre Charlottesville, ma anche di altri Remì, altri Killah-P, altri Dax, altri Emmanuel, altri morti ammazzati dai nuovi squadristi è la consapevolezza che oggi, più che mai, è necessario che si torni a discutere collettivamente di un antifascismo militante (nelle sue accezioni sociali, culturali e pratiche) capace di misurarsi con le sfide del presente. Non lo sperare che i fascisti facciano stupidaggini tali da spingere lo stato a «limitarli», non i proclami fine a se stessi, ma un antifascismo quotidiano e permanente che accompagni il lavoro politico e culturale nelle viscere della società ad un agire che neutralizzi e prevenga la minaccia fascista ovunque provi a palesarsi. Prima che sia troppo tardi. Si tratta di riempire nuovamente i quartieri popolari, le cittadine di provincia, i luoghi di lavoro, le curve degli stadi, le scuole tecniche e professionali, togliendo il vuoto in cui i fascisti si infilano e incancreniscono.

A Heather Heyer e a tutte le compagne e i compagni caduti: «Piangiamo i morti, e combattiamo come l’inferno per i vivi».

Qui un esauriente report della giornata da chi era sul campo.

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Bologna sta diventando un gran pollaio

A Bologna Forza Italia «si autotassa» e cerca di comprare qualche voto con pacchi viveri contenenti pane, una bottiglia d’olio e una scatoletta di tonno, destinati agli indigenti, ma «solo se italiani»…

Dopo il flop delle ronde e delle raccolte di firme contro i «centri sociali», è l’ultima trovata di Galeazzo Bignami e dei suoi corvi neroazzurri che, compiaciuti di loro stessi, commentano: «Per fare del bene non è necessario occupare delle caserme».

La lingua batte dove il dente duole. Perché tanta gente di Bologna ama Crash e Làbas e detesta invece gli imbroglioni e i fascisti! E tutte e tutti saremo alla manifestazione del 9 settembre per riprenderci quello che è nostro!

Intanto, il ministro Galletti rispolvera sul «Carlino» il motto mussoliniano «Noi tireremo dritto!»:

Ora si apre la partita dello sfratto dell’Xm24.
«Bisogna tirare dritto, senza tentennamenti. Anche perché non si possono fare figli e figliastri».

Certo fra Galletti, Galeazzi e altri volatili si può dire che Bologna stia diventando un gran pollaio pieno di merdola!

Un sorriso li seppellirà!

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Bologna è morta

Finalmente un’analisi lucida, schietta e sensata sulla deriva autoritaria di Bologna. Per riflettere, parlarne e agire.

Bologna è morta

«Accogliente», «solidale», «laboratorio politico». Queste formule, un tempo attribuite al capoluogo emiliano, possono essere tranquillamente cancellate dal dizionario di Bologna. La città vive da ormai lunghi anni un’involuzione che la sta sempre più velocemente trasformando in un deserto provinciale, dove a regnare sono tutti gli archetipi della più becera società dei consumi, dove il fermento, l’inventiva, la sperimentazione sono banditi per far posto allo shopping, alle strutture di lusso a cui ben pochi cittadini possono avere accesso, al «food» e mille altre porcherie di marketing per nascondere il vuoto culturale e l’incapacità politica dei suoi dirigenti. Leggi tutto su Radiocittà Fujiko.

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Solidarietà a chi vive e lotta fuori dai loro recinti!

Oggi, chi cerca di opporsi fattivamente all’ingiustizia, allo sfruttamento o all’orrore che cresce nel mondo attuale, si trova sempre più forzato dalle istituzioni a rientrare nei confini di un’attività sussidiaria e pienamente compatibile con i dispositivi del potere e della diseguaglianza.

Sono arrivati persino ai regolamenti contro i «reati umanitari» perché anche salvare una vita che per lo Stato non vale nulla deve essere reato. Anzi, anche soltanto dire la verità diventa «vilipendio»

Per chi non vuole restare dentro i recinti, c’è la magistratura e il manganello.

Lo abbiamo visto nel caso della nave «Iuventa» che ha salvato più di 14.000 persone, ma che ora è sotto sequestro grazie a un’ambigua inchiesta in cui spuntano anche neofascisti e mercenari interessati a controllare il traffico di esseri umani…

Lo abbiamo visto, in piccolo, anche a Bologna dove un sindaco assente e un capo della Procura in odor di neofascismo fanno da mesi il gioco delle parti con ordinanze, divieti, provocazioni, prepotenze, sfratti e sgomberi a favore di speculatori e palazzinari mentre la ’ndrangheta si accomoda…

Non è cambiato molto da quando negli anni Ottanta si gridava «Ci danno eroina, ci danno polizia, questa è la loro democrazia!»

Solidarietà a tutt* coloro che vivono e lottano fuori dai recinti!

Sarà un sorriso che li seppellirà!

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Per aggressione a Mantova nei guai 7 neonazisti che organizzarono concerto a «Terra dei padri»

Una squadra di almeno sette neonazisti ha aggredito e ferito a Mantova una persona da sola, non tollerando una presa in giro sui social network. Poi, dopo l’aggressione, il gruppo ha raggiunto Piazza Virgiliana dove ha distribuito adesivi con la dicitura «Veneto Fronte Skinhead / Progetto Nazionale» e ha preso di mira una casa. Credevano si trattasse dell’abitazione del giovane appena aggredito e così hanno inciso una svastica sulla porta. Ma la casa non era quella giusta, è quella di una persona che ha lo stesso soprannome del giovane ferito. Ora Modena antifascista segnala che si tratta di neonazisti vicini a Forza Nuova e noti anche a Modena:

Gli autori della grave aggressione fascista di Mantova sono gli stessi individui che solo pochi mesi fa organizzarono un concerto nazi – vi ricordate gli Acciaio Vincente? – al sedicente «circolo culturale» modenese Terra dei Padri e sfilavano in prima fila insieme a Forza Nuova – con addirittura intervento dal megafono, tra applausi scroscianti, blaterando di «difesa della stirpe italiana» e del pericolo del «mescolamento dei popoli» – alla fiaccolata «apolitica» e «apartitica» contro lo Ius soli. Sono militanti del Veneto Fronte Skinhead (la cui articolazione politica è Progetto Nazionale), un’organizzazione neonazista, razzista e antisemita.

Ecco chi si cela dietro le iniziative di Terra dei Padri e alla galassia di pseudo-comitati cittadini, mostrando la vera natura dei fascisti.

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Breviario dell’antifascista 13

Quel ruffiano d’un Mussolini…

«Perché dopo la guerra, quando la borghesia ha visto che il popolo non ne voleva più sapere di prepotenze e di camorre e di sfruttamenti e quelli che erano diventati milionari col sangue della carneficina [della prima guerra mondiale], gli era venuta addosso una paura tremenda, perché sentivano che stava per sonare la loro ora: che cosa han tirato in ballo? Hanno riempito di soldi quel ruffiano d’un Mussolini, perché assoldasse dei manigoldi, che stangassero il popolo. E così era successo. La trovata era buona. Fin che dura però…»

Carlo Emilio Gadda, 11 dicembre 1924

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[MO] Carpi: respinta provocazione di fascisti e polizia

L’altro giorno eravamo a Carpi dove doveva esserci un presidio di Forza Nuova, ma con comparsata di Roberto Fiore che però non si è presentato. Un presidio di una settantina di militanti e picchiatori in trasferta, portati appositamente da tutto il Nord Italia: oltre che dalla Bassa, anche da Verona, Treviso, Bolzano, Mantova, Bologna, Rimini, perfino da Roma…

Ma non solo. Lo schieramento delle forze dell’ordine ha protetto e favorito ripetuti tentativi di aggressione dei neonazisti contro il presidio antirazzista.

Un resoconto dei fatti su Modena antifascista e su Carpi antifascista.

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Breviario dell’antifascista 12

Solidarietà agli attivisti e attiviste sgomberate a Firenze giovedì 3 agosto!

«Ritengo che il mestiere del poliziotto sia quello di esercitare una forza fisica. Chi gli si oppone, non deve dunque consentirgli l’ipocrisia di mascherarsi dietro un ordine al quale si dovrebbe obbedire immediatamente. Bisogna farlo arrivare fino al limite estremo di ciò che rappresenta».

Michel Foucault, settembre 1975

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[BO] A Zola Predosa ennesimo flop di Forza Nuova

Avevano annunciato che sarebbero stati «al fianco di tanti cittadini di Zola Predosa», ma il presidio di Forza Nuova contro l’arrivo di alcuni diciottenni stranieri è stato l’ennesimo flop (nella foto) protetto dal solito ingente schieramento di forze dell’odine. E il caldo li ha sciolti subito, perché alle 11 non c’era più nessuno. Per dirla con Dante, «Lo caldo sghermitor sùbito fue» (Inferno, XXII, 142).

Non è certo questa gente meschina e mediocre che deve preoccuparci, ma le politiche istituzionali sempre più oppressive, violente e acquiescenti alla violenza. Neofascismo e neonazismo sono velenose piante di serra che non crescono senza il sostegno degli apparati di potere. E oggi a creare legittimità ai discorsi dell’estrema destra sono pressoché tutte le forze parlamentari, con le loro fandonie, i loro allarmismi, il loro patriottismo strumentale.

Nell’agosto del 1923 Errico Malatesta scriveva:

«Il Fascismo ha vinto perché ha trovato contro di sé una massa stanca, disillusa e fatta imbelle da una cinquantenaria propaganda parlamentaristica; ma soprattutto ha vinto perché le sue violenze e i suoi delitti hanno bensì provocato l’odio e lo spirito di vendetta degli offesi, ma non hanno suscitato quella generale riprovazione, quella indignazione, quell’orrore morale che ci sembrava dovesse nascere spontaneamente in ogni animo gentile».

Animo gentile e resistenza!

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