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Breviario dell’antifascista 10

«Mussolini si serve dello Stato per dominare il partito e del partito, solo in parte, nei momenti difficili, per dominare lo Stato».

Antonio Gramsci, Quaderni II, 75.

Su Gramsci vedi ora l’archivio digitale del GramsciProject e il Dizionario gramsciano.

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È nata la rete «Emilia Antifascista»

La rete «Emilia Antifascista» nasce dall’incontro di diverse individualità reggiane e modenesi provenienti dai movimenti antagonisti e anarchici.

Qui si può leggere il testo dell’opuscolo che la rete «Emilia Antifascista» ha prodotto e distribuito a partire da luglio 2016.

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Nasce l’«Osservatorio per la libertà di ricerca sui fascismi di ieri e di oggi»

Osservatorio per la libertà di ricerca sui fascismi di ieri e di oggi

(English and French below)

In Italia da alcuni anni la ricerca storica e delle scienze sociali è insidiata dal fenomeno crescente di citazioni a giudizio e querele per diffamazione da parte di soggetti motivati da avversione ideologica o miranti a ottenere cospicue somme a titolo di risarcimento.

In particolare, questo fenomeno riguarda chi studia i fascismi, trovandosi inoltre – in non rare occasioni – oggetto di intimidazioni da parte di esponenti di formazioni politiche e/o culturali ispirate in vario modo al mussolinismo.

Si tratta di una strategia giudiziaria determinata da valutazioni ideologiche e di nessun rischio per i promotori poiché, anche quando (come accade nella maggioranza dei casi) dopo anni di istruttoria il giudice archivierà il fascicolo, essi avranno comunque conseguito l’obiettivo di provocare fastidi, preoccupazioni e perdite di tempo a intellettuali sgraditi.

Diversi studiosi collocati su posizioni antifasciste e democratiche sono bersagliati – per essersi occupati (in libri, articoli, tesi, ricerche…) della storia e dell’attualità dei movimenti di matrice fascista – da minacce, intimidazioni, querele, citazioni a giudizio.

Si tratta di situazioni che, valutate complessivamente, hanno una precisa valenza politica e investono il diritto alla libertà di ricerca e di espressione, garantiti sia dalla Costituzione della Repubblica italiana sia dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea (2012/C 326/02): Le arti e la ricerca scientifica sono libere. La libertà accademica è rispettata (art. 13). Crediamo nell’importanza di questo diritto e rivendichiamo la libertà di ricerca e di espressione contro ogni forma di intimidazione, inclusa l’autocensura.

All’interno di un contesto preoccupante per vari altri soggetti, il costituendo Osservatorio intende concentrarsi sulle peculiari problematiche incontrate da studiosi del mondo contemporaneo interessati a fenomeni sociali, storici e politici legati a fascismo, nazismo, radicalismo di destra, razzismo.

In particolare, ci si propone di:

– censire il fenomeno (quante querele e denunce, mappatura dei processi in corso, quali forme intimidatorie e minacce, iter e conclusione delle varie iniziative) in un Osservatorio permanente via via aggiornato;

– comprendere le motivazioni che spingono i giudici a procedere nelle varie fasi di giudizio invece di archiviare immediatamente iniziative spesso pretestuose;

– condividere le linee di difesa degli avvocati e verificare la possibilità di assistenza legale in condizioni ottimali;

– confrontarci sul rapporto autori-editori dinanzi ad azioni legali;

– creare una rete di solidarietà per chi è minacciato e/o denunciato;

– costituire una banca-data delle sentenze;

– raffrontare la situazione italiana con quella europea, per verificare se e come in altri contesti si manifesta l’offensiva giudiziaria e paragiudiziaria contro gli studiosi di fascismi e neofascisti.

Diffondiamo questo appello con preghiera di segnalazione a persone potenzialmente interessate, affinché aderiscano all’Osservatorio e contribuiscano alla raccolta di informazioni.

Indirizzo email per invio di materiali e/o richiesta di informazioni:

osserva.fascismo@gmail.com

7 Settembre 2016
Continued…

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Squadrismi estivi

Aggredito da una quindicina di squadristi di Forza Nuova a Treviso, all’ingresso della manifestazione «Suoni di Marca». La scorribanda è avvenuta il 4 agosto verso le 22.30. Nel mirino dell’estrema destra è finito un 54enne esponente dei centri sociali. Si è trovato improvvisamente accerchiato e si è difeso impugnando una sedia.

L’aggressione di stampo neonazista segue il blitz di due sere prima, sempre a «Suoni di Marca», e sempre da parte dell’estrema destra: armati di bombolette spray al peperoncino alcuni militanti hanno cercato di rovinare la festa e seminare il panico arrivando davanti al tendone del circolo marocchino Hilal.

È lo stesso partitino piazzista d’odio e violenza che a Bologna annuncia per settembre le sue «passeggiate della sicurezza» in Montagnola…

Intanto arriva a Bologna il procuratore Giuseppe «Ixodidae» Amato, noto persecutore di anarchici e antagonisti, e guarda caso riprendono le solite angherie congetturali contro un 20enne anarchico secondo il metodo ben sperimentato dell’«inquadramento concettualmente erroneo della materia oggetto di indagine»

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La verità va gridata: strage fascista, strage di Stato!

Come avevamo annunciato e coerentemente con le parole conclusive di Paolo Bolognesi, che è tornato a denunciare con forza il coinvolgimento dello Stato nella strategia della tensione e nei depistaggi, oggi abbiamo abbandonato la Piazza della Stazione poco dopo il minuto di silenzio con cui ogni anno ricordiamo la strage del 2 agosto, perché non intendiamo più ascoltare le parole vuote e mediocri del sindaco e per sottolineare la necessità e l’urgenza di una società diversa, libera dallo sfruttamento, dalle guerre e dal terrore.

Auspichiamo che nessuno voglia speculare sulla provocazione che abbiamo dovuto subire da parte di una persona che ci ha ripetutamente gridato contro: «Fascisti! Fascisti!». La nostra reazione è stata più che composta.

Per noi la sola verità sullo stragismo è affidata ai vecchi slogan di quegli anni, confermati da tanti depistaggi di Stato, da tante testimonianze e risultanze processuali, da tante scandalose assoluzioni di stragisti legati ad agenzie statali:

«Le bombe nelle piazze, / le bombe alle stazioni, / le mettono i fascisti, / le pagano i padroni».

«Stazione di Bologna / si sa chi è stato / strage fascista / strage di Stato».

Non ci risulta che qualcuno ci abbia chiesto di tacere e anzi tante persone sono uscite con noi dalla piazza riconoscendosi negli slogan che abbiamo gridato e condividendo le verità scomode e ingombranti che ogni anno portiamo in piazza.

Fiducia nello Stato non ne abbiamo, l’antifascismo è nostro e non lo deleghiamo!

Nodo sociale antifascista

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Strage del 2 agosto: nulla da commemorare!

Che cos’è una commemorazione istituzionale?

Da alcuni decenni gli Stati europei non cessano di commemorare ogni genere di avvenimenti traumatici e luttuosi del passato in una sorta di inflazione della memoria pubblica e di ambiguo «risarcimento» per le vittime.

Più i governi moltiplicano i riti commemorativi, più si vede quanto i fatti del passato che ne sono l’oggetto siano per essi del tutto indifferenti nella loro verità e rilevanza politica, civile e morale.

Quello della commemorazione di Stato è un gesto logoro che non è mai accompagnato da alcuna specie di interiorizzazione senza la quale non si dà memoria.

Per lo Stato infatti la commemorazione è un gesto di facciata che non impegna ad alcun ritorno critico sugli eventi del passato, sul ruolo statale di promozione e favoreggiamento nella «strategia della tensione» e sulle sue responsabilità nelle guerre, violenze e devastazioni di ieri e di oggi.

Per lo Stato l’atto di commemorare non ha alcuna incidenza politica, ma serve solo a sbarazzarsi di un ricordo scomodo e ingombrante.

Ogni discorso istituzionale sembra sempre che dica: – Ecco, lo Stato ha pagato il suo tributo simbolico ed è alleggerito da ogni colpa e fardello.

La prima finalità delle commemorazioni istituzionali è di sgravare i governi del peso di dover assumere una qualche responsabilità riguardo a eventi passati dell’attività dello Stato.

Anno dopo anno, lo Stato ha sempre promesso di «far luce sulla verità» delle quattordici grandi stragi italiane in cui è coinvolto, ma abbiamo avuto solo una lunga serie di depistaggi, di polveroni mediatici, di ridicole commissioni parlamentari, di dietrologie innocentiste e autoassolutorie, di menzogne e «piste alternative».

Negli ultimi trent’anni lo Stato ha vergognosamente assolto quasi tutti i neofascisti di Ordine Nuovo coinvolti nelle stragi: Pino Rauti, Franco Freda, Giovanni Ventura, Delfo Zorzi, che, riparato in Giappone, ha voluto assumere il nome di «Hagen Roi», ossia Croce Uncinata. E ci sono voluti ben 41 anni per condannare gli ordinovisti Carlo Maria Maggi e Maurizio Tramonte per la strage di Brescia del 1974, un neofascista e un uomo legato ai servizi segreti, entrambi ormai anziani. Nessuna verità, invece, sui mandanti e sul coinvolgimento delle gerarchie dello Stato.

Per questo parteciperemo alla manifestazione in ricordo della strage alla Stazione di Bologna del 2 agosto 1980 e ascolteremo le parole di Paolo Bolognesi, non come parlamentare di un governo arrogante e autoritario, ma come antifascista e come presidente dell’Associazione tra i familiari delle vittime della strage.

Poi usciremo dalla Piazza della Stazione per non ascoltare le parole vuote del sindaco e del rappresentante del governo e per rilanciare la necessità e l’urgenza di una società altra, libera da paura e terrore.

Tutte e tutti in Piazza Nettuno il 2 agosto 2016, ore 8.30. Tutte e tutti fuori dalla Piazza della Stazione dopo il minuto di silenzio!

La resistenza continua!

Nodo sociale antifascista

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Culture omicide 3

Nel mondo il divario tra ricchi e poveri si allarga sempre di più. Attualmente, gli 85 uomini più ricchi del pianeta detengono una ricchezza pari a quella di metà della popolazione mondiale. Per gli altri c’è solo disperazione, miseria, soprusi, morte e ipocrisia.

E quel che oggi appare più tragico è che diseguaglianza, marginalità e dolore generano persone sradicate, confuse e manipolabili, pronte per le due industrie emergenti del terrore e della strage – quella fascioislamista e quella neonazista – sempre più simili fra loro, apparentemente concorrenti, ma oggettivamente alleate e complementari nell’avversare libertà e «multiculturalismo».

A Monaco di Baviera un 18enne tedesco di origine iraniana, vessato per anni a scuola, pieno di odio, ha ucciso nove persone, scegliendo le proprie vittime. Quattro erano turche, tre kossovare, una greca e una di origine rumena, quasi tutti ragazzi.

Secondo la Frankfurter Allgemeine Zeitung lo stragista di Monaco era un razzista di estrema destra. Sentiva come un «onore» il fatto di essere nato il 20 aprile, lo stesso giorno di Adolf Hitler. Menava vanto del fatto di essere di «razza ariana» in quanto di origine iraniana. Odiava turchi e arabi, rispetto ai quali si sentiva «superiore». E il suo modello era il neonazista Breivik, celebrato anche dall’estrema destra bolognese come «eroe anticoloniale».

Basta continuare a spargere il veleno lugubre del «sangue e suolo», dell’«invasione» o dello «scontro di civiltà», e poi aspettare qualche idiota che sogna vendetta e sangue…

Non è un caso che CasaPound Bologna abbia scelto, per la sua prima uscita dopo lunga vacanza, l’immagine dello scheletro secondo una liturgia funebre tipica dei neofascisti:

«Abbiamo voluto rappresentare la disperazione di tutti gli italiani che hanno a che fare col Comune e con l’Acer nel delicato problema dell’emergenza abitativa».

Ed è un modo obliquo per far intendere che gli «italiani» ormai ridotti a «scheletri» dovrebbero vendicarsi…

Non passeranno!

Vedi anche: Culture omicideCulture omicide 2

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Ecco gli allievi di Salvini & C.

Nel centro di Serravalle Scrivia un 21enne marocchino è stato accoltellato mentre cercava di soccorrere una anziana aggredita da un dobermann. Ad aver compiuto il tentato omicidio è un noto simpatizzante di estrema destra.

A Imperia, dopo l’aggressione a un 19enne senegalese di dieci giorni fa, ora un 20enne nigeriano è stato aggredito a freddo, al grido «Negro di merda, ti ammazzo». Prima è stato colpito sulla testa con una bottiglia di vetro. Poi, con i cocci taglienti della bottiglia rotta, ha subìto un tentativo di accoltellamento.

Ci vorrebbe la penna del giornalista Beppe Boni per dire che razzismo e fascismo non c’entrano…

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[BO] A Lama la destra xenofoba gioca a nascondino

Bignami

Galeazzo «Savastica» Bignami con lama in cintura

Poveretti! L’estrema destra annulla pubblicamente la manifestazione xenofoba di Lama di Reno del 25 luglio… per poi farla a sorpresa 5 km più in là. Prima si erano dichiarati «apartitici» stracciandosi le vesti per l’attribuzione di «appartenenze ideologiche inesistenti». Poi invece hanno sfilato in dieci con l’equipaggiamento d’ordinanza dell’ultradestra. E alla testa vi era Galeazzo «Svastica» Bignami – nella foto sopra – noto per 35mila euro di «spese pazze» in Regione e soprattutto per la sua vasta collezione di scontrini presi da ogni dove per incassare il «legittimo» rimborso chilometrico!…

Non c’è che dire. Bisogna ammettere che in questi ultimi anni il postfascista Galeazzo Bignami ha enormemente affinato la grettezza e l’insipienza che fu del suo gran progenitore Marcello Bignami, da cui ha ricevuto in eredità la sedia a cui si mantiene così saldamente aggrappato. Eia eia trallallà! Buon sangue non mente.

Ecco un estratto del comunicato dell’ANPI Marzabotto:

La stampa locale riporta di un’allegra «improvvisata» avvenuta ieri [il 25 luglio] per le strade di Marzabotto. Una decina di attori senza arte né parte hanno dato vita ad una triste rappresentazione per le vie del paese deserto vigilati da una trentina di carabinieri. In prima fila nella banda degli sbandieratori – le bandiere abbondavano, le mani un po’ meno – il capogruppo consiliare Morris Battistini ed altri politici locali del centro destra capitanati dal consigliere regionale Galeazzo Bignami. Ringraziamo quest’ultimo per aver evitato di sfoggiare i suoi tradizionali abiti da cerimonia (da addio al celibato), in effetti aldilà del coupe de théâtre, avremmo trovato oltremodo fuori luogo una divisa nazista a Marzabotto.

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Ecco il «Resto del Razzismo»…

Al suo solito, il «Resto del Carlino» continua a spoliticizzare l’omicidio di Emmanuel per mano di un pugile neofascista vicino a CasaPound, cercando di sminuire o smentire quella che definisce la «strada scivolosa e sbagliata del caso razziale».

Dopo aver agitato senza alcun fondamento la «legittima difesa», ecco che ora il giornalista Beppe Boni prova a mescolare stucchevole pietismo e palesi menzogne:

Negli occhi di Amedeo Mancini è rimasto poco o nulla dello sguardo spavaldo che appare nelle fotografie pubblicate a raffica sui giornali nelle settimane scorse. Parla con voce pacata, quasi volesse rivolgersi a Chinyery, la vedova del profugo nigeriano che dopo sei testimonianze affiorate a bocce ferme e il polverone mediatico-politico ha infine cambiato versione ammettendo: «Fu Emmanuel a colpire per primo Mancini, ma poco prima lui ci aveva offesi e insultati».

Tuttavia, il pugile dilettante Mancini è tutt’ora in carcere perché giudicato pericoloso, incapace di dominare la propria furia, tanto da colpire a morte Emmanuel quando i vigili li avevano già divisi.

Mentre nei giorni scorsi la Procura stessa ha dovuto correggere con un intervento ufficiale i report locali, secondo i quali la vedova Chiniery avrebbe ritrattato la propria versione: la donna non ha cambiato versione, per la semplice ragione che non è stata risentita né ha ritrattato nulla.

Si vede bene come il razzismo in Italia sia un fenomeno che cresce anche grazie a politici, giornalisti, amministratori locali

«È così che i piccoli dispotismi riescono a ridurre a nulla la forza della pubblica opinione» (Stendhal, La Cerosa di Parma, cap. XXII).

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