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[BO] Imbrattare Dalí!

Da qualche mese l’estrema destra bolognese ha organizzato una metodica campagna di vandalismi tracciando svastiche, croci celtiche, DUX e scritte antisemite e xenofobe nelle strade del centro e nei luoghi della memoria partigiana. È un gioco facile perché poi i media fanno da cassa da risonanza e il Comune può recitare la parte del difensore dei valori antifascisti fungendo così da pull factor per altri vandalismi e anche peggio ad opera di neofascisti, nazionalisti, sovranisti, leghisti…

Noi crediamo invece che la memoria, l’attenzione e l’intelligenza siano gli strumenti più efficaci per contrastare il diffondersi dell’ideologia neonazista e neofascista. Infatti è il degrado mentale e culturale incessantemente promosso da TV e istituzioni a preparare il campo a sfregi e violenze dell’estrema destra.

Per questo riteniamo che vi siano episodi assai più gravi delle scritte neofasciste sul monumento dedicato alla Brigata Maiella che contribuì a liberare Bologna il 21 aprile 1945. Ci sono imbrattamenti esteriori e ci sono imbrattamenti culturali.

Nello spazio del Memoriale della Shoah campeggia un albero di metallo con un orologio sciolto che riproduce un quadro di Salvador Dalí per pubblicizzare la mediocrissima mostra bolognese «Dalí Experience». Chi ha deciso l’istallazione, avrà letto distrattamente il titolo del quadro, «La persistenza della memoria», e avrà pensato che ci stava bene.

Ma Salvador Dalí è stato un fervente sostenitore del governo fascista del dittatore Francisco Franco alleato di Hitler, un acceso integralista cattolico, uno che sollecitava Franco a fucilare gli oppositori…

George Orwell scrisse che Dalí fu «contemporaneamente un grande artista ed un disgustoso essere umano».

Alla base dell’istallazione si legge invece questa didascalia in stile Baci Perugina:

«La morbidezza dell’orologio ribadisce il concetto della percezione del tempo da parte dell’uomo, che varia in base allo stato d’animo. Il profilo che si intravede nell’orologio è quello di Dalí. Una lacrima scorre dall’occhio, simboleggiando la strada della vita che ogni uomo deve percorrere».

Non solo quell’albero con orologio nel perimetro del Memoriale è un sfregio alla verità e ai morti. È anche un modo per trasformare la cultura da strumento critico di comprensione della realtà a un mucchio indistinto di vecchia roba di valore in cui accade che sei milioni di morti possano stare vicini alla lacrima disgustosa di uno che è stato dalla parte sbagliata.

Tra i finanziatori del vandalismo culturale al Memoriale della Shoah ci sono il Comune e la Città metropolitana di Bologna, il «Resto del Carlino», le Turkisch Airlines, la RAI, la Ferrero nota per spot familisti e razzisti

Imbrattare Dalí sarebbe un’opera opportuna di rispetto e di memoria!

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Razzismi di Stato: è libero il neofascista che ha ucciso un nigeriano a Fermo

Mentre una esponente del PD distingue stupri di tipo A e stupri di tipo B con gravità diversa a seconda dell’etnia dello stupratore, e viene giustamente arruolata da Forza Nuova per capeggiare la corrente forzanovista del «centrosinistra»…

invece Magistrature e Questure da tempo fanno in modo che il medesimo tipo di reato non sia lo stesso se viene commesso da rispettabili cittadini italiani oppure da «stranieri», «zingari», «profughi», «anarchici»…

Emmanuel Chidi Nnamdi era un bel giovane nigeriano in fuga da tragedie spaventose. Gli hanno disegnato i fiori sulla lapide in un angolo del cimitero di Fermo, perché tanto sanno che nessuno andrà a trovarlo.

È stato ucciso da un neofascista vicino a CasaPound che poco prima gli aveva urlato contro «scimmia africana».

L’assassino, condannato per omicidio con aggravante razziale a quattro anni di detenzione, ha trascorso alcuni mesi agli arresti domiciliari e adesso è libero. Emmanuel è morto, e chi l’ha ucciso è libero e può persino dichiarare ai giornali «Emmanuel va rispettato, non usato».

Avrebbe dovuto rispettarlo prima di ucciderlo, e non dopo.

D’altronde la fascistizzazione delle istituzioni e le montature dei media costituiscono un pull factor per razzismo, aggressioni, attentati, omicidi di neofascisti e nazionalisti…

La sostanziale impunità di quell’omicidio apre la strada ad altra violenza xenofoba.

Ora e sempre resistenza!

Vedi anche:

Un filo nero dietro la violenza razzista a Fermo
Come è finita la storia di Emmanuel Chidi Nnamdi ucciso a Fermo da un neofascista
Una nuova, ignobile montatura sull’omicidio di Emmanuel
Infamie di fatto
Ecco il «Resto del Razzismo»…
Arrestati due neofascisti a Fermo, ma per i carabinieri sono «ultrà anarchici»

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Due riflessioni sull’antifascismo

Su «Umanità Nova» è uscita la traduzione di un’interessante intervista a un militante antifascista statunitense, tra i fondatori dell’«Anti-Racist Action», che ragiona sulle convergenze fra estrema destra e repressione statale e descrive una serie di tattiche e di intuizioni che, partendo dal basso, possono contrastare la rabbia montante del neonazismo. Leggi tutto su «Umanità Nova».

Intanto, un po’ ovunque, stiamo sempre più scivolando in una nuova età dell’intollerabile. Da decenni, in Europa non vi sono più progetti di società diversi, alternativi o «progressisti», ma solo un sistema di governo in cui la paura del fascismo xenofobo serve a rendere accettabile lo sfascismo neoliberista e la devastazione sociale e ambientale. Ed è sempre più evidente che l’alternativa fra governi di «destra» e di «sinistra» sia solo fittizia e di superficie, ma che in realtà quasi tutta la politica istituzionale collabori a realizzare una nuova età autoritaria.

In Italia, rastrellamenti e deportazioni di migranti sono sempre più uno spettacolo pubblico a cui il cittadino medio deve abituarsi. C’è il Dapso urbano del ministro Minniti che, per motivi di «decoro», permette di scacciare chi non ha niente. Si allarga la «legittima difesa» per chi spara e uccide all’interno delle sue proprietà… E intanto l’Italia smercia armamenti a feroci dittature ed eserciti criminali con un fatturato di 15 miliardi di euro nel 2016, cioè con un aumento dell’85,7% rispetto al 2015…

Per questo è importante tener presente anche la riflessione su Democrazia/Fascismo che conclude il documento «Chi semina vento, raccoglie tempesta»:

Non ci si stancherà mai di rammentare che Hitler andò al potere attraverso delle democraticissime elezioni e che lo stato d’emergenza sul quale ha costruito il suo ordine del terrore era già stato messo in opera da volenterosi socialdemocratici. L’analisi storica degli usi e degli abusi dello stato d’eccezione dal XIX secolo ad oggi ci dimostra che il fascismo non è un “mostro”, ma parte integrante della storia dello Stato moderno ed è per questo che ancora oggi si presenta come tentazione, come possibilità sempre aperta.

Leggi qui tutto il documento.

Essere antifascist* vuol dire secondo noi combattere contro tutto ciò che rende di nuovo possibile il fascismo e contro tutti i dispositivi sociali, politici e legali della discriminazione e della diseguaglianza. Ora e sempre resistenza!

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[BO] Vandalismi neofascisti a San Pietro in Casale

Non solo a Bologna la festa della Liberazione ha visto quest’anno vandalismi e provocazioni delle bande neofasciste, nella sostanziale indifferenza delle istituzioni impegnate in politiche sempre più odiose di «sicurezza» e «decoro urbano». È accaduto anche al Casone del Partigiano di San Pietro in Casale.

SCRITTE FASCISTE LUNGO LA STRADA DEL CASONE PARTIGIANO

Nei giorni tra il 25 aprile e il 2 maggio lungo Via Castello, strada che da Rubizzano, località di San Pietro in Casale, porta al Casone del Partigiano, sono comparse delle scritte inneggianti al duce e contro la resistenza.

Da anni lungo il tratto di strada che porta al Casone sono presenti delle scritte che rievocano la resistenza, la lotta partigiana, l’antifascismo e la pace. Le prime furono realizzate da Alfonso Saccenti, partigiano operante nel battaglione Tolomelli della 2° Brigata Paolo e cittadino di San Pietro in Casale, che, insieme alla moglie Osanna Lambertini, si è preso cura dell’area del Casone. Proprio ad Alfonso è stato intitolato il Parco della Memoria del Casone Partigiano, per la sua dedizione e volontà nel mantenere viva una memoria che sempre meno appartiene alle nuove generazioni.

Dopo la sua morte, avvenuta nel 2011, le scritte sono state ripetutamente ‘rinfrescate’ da chi evidentemente ne condivide l’importanza e ne ha compreso l’efficacia. Per molt* di noi quella strada è parte integrante del Casone, le scritte sull’asfalto uno strumento che da subito connota il contesto in cui ci si sta muovendo. Nel corso del tempo a quelle esistenti si sono aggiunte altre frasi, tra le ultime compare un ‘W le partigiane e i partigiani’, ‘Mai più guerre’ e ‘Bandiera Irma’ accompagnata da un cuore.

Recentemente qualcuno ha manomesso le iscrizioni cancellandole, modificandole e aggiungendo altre frasi di carattere esplicitamente fascista quali ‘W il duce’, ‘W Antifascismo’, ‘comunisti di merda’ e per finire ‘Abbasso la resistenza’. Passare per via Castello e vedere queste nefandezze è roba da voltastomaco, un’offesa a quella memoria storica che tanto si cerca di coltivare, un attacco diretto alla lotta antifascista di ieri e di oggi.

Ricordiamo inoltre che già in passato l’area del Casone era stata danneggiata da un incendio doloso per mano fascista, al seguito del quale i comuni del territorio hanno costruito all’interno del Parco un edificio per accogliere scuole e realizzare percorsi didattici sulla Resistenza.

Quella strada non può restare così! Quella strada è di tutte le cittadine e i cittadini antifascisti e vogliamo che continui ad esserlo!

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Lunedi 8 maggio alle ore 19:00 – Attentiamolo! – diretta Frequenze Partigiane

ATTENTIAMOLO!
Le storie degli attentatori al Duce. Da Anteo Zamboni a Michele Schirru, passando da Violet Gibson e Gino Lucetti.

Tutto in un live radiofonico di Frequenze Partigiane.

Ospiti della serata:
Brunella Dalla Casa – autrice del libro «Attentato al Duce. Le molte storie del caso Zamboni»
Marco Masulli – Università di Genova
Accompagnati musicalmente dai Mulini a Vento

www.frequenzappennino.com
Lunedì 8 maggio // ore 19.00 // Circolo Anarchico Berneri – Bologna

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[BO] L’antifascismo non ci stanca mai e poi mai!

Riceviamo e volentieri condividiamo la notizia che l’ennesima provocazione neonazista in città non è rimasta senza risposta. Quattro neonazisti giravano per il Pratello deridendo gli ambulanti e sono stati allontanati dalla zona. Non è la prima volta che estremisti di destra cercano di mettere in atto provocazioni razziste al Pratello e anche stavolta hanno trovato una risposta pronta ed efficace.

Allerta antifascista!

Ieri sera 5 maggio 2017, quattro nazisti hanno pensato di potersi fare indisturbati un giro nei locali di via del Pratello. Uno di loro indossava una maglietta con la rappresentazione di Erich Hartmann, aviatore della Lufwaffe nella seconda guerra mondiale idolatrato dalle destre estreme per aver fatto un sacco di morti e mitizzato come «terrore dei comunisti», mentre un altro aveva una maglia degli Endstufe, band nazi-rock fondata a Brema nel 1981, il tutto contornato da chiari simboli legati alle SS.

Non è un caso che la venuta a Bologna di questi soggetti spregevoli coincida con il raduno nazi-rock intitolato «White Kriminals Party» fissato per oggi 6 maggio in un luogo non specificato in provincia, a cui parteciperanno band di questo tipo da varie parti d’Europa. Infatti, oltre agli «italianissimi» Legittima Offesa (Bologna), Hobbit (Perugia) e Sumbu Brothers (Verona), dovrebbero esserci i The Firm dai Paesi Bassi e poi proprio i tedeschi Endstufe, con i loro testi inneggianti alla razza ariana.

Fortunatamente certe provocazioni non passano inosservate agli/alle antifascisti/e che frequentano il Pratello e che hanno sparso la voce.

La risposta antifascista è stata pronta e in tanti e tante sono accors* sul luogo e dopo averli osservati sono stati cacciati. La loro reazione è stata quella di alzare i tacchi molto velocemente fino a un taxi.

Non ci stancheremo mai di dirlo: Bologna è antifascista e la nostra allerta rimane alta.

Il fascismo non passerà!

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[TN] Mentre la città dorme

Dopo la chiamata alle armi di Massimo Carminati ai primi di marzo, i neofascisti italici sono in fermento e per il 25 aprile si sono recati in cimiteri monumentali per fare il saluto romano alle tombe dei nazifascisti, a Milano, Bologna, Trento, mentre continuano strette repressive, provocazioni e attentati…

Nella notte tra il 23 e il 24 marzo, a Roncone in Val Giudicarie, qualcuno ha incendiato il portone di una struttura dove sono costretti a stare alcuni profughi. Solo l’allarme lanciato da un vicino ha impedito alle fiamme e al fumo di propagarsi. Si tratta, qui in Trentino, del terzo attacco incendiario a sfondo razzista in quattro mesi. Ma se nel caso di Soraga e di Lavarone le strutture per profughi erano vuote, in questo caso chi ha agito poteva anche uccidere. Leggi tutto su Abbattere le frontiere.

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Ancora neonazisti fra attentati e strafalcioni

Dopo quella di Genova, adesso si scopre che anche a La Spezia c’era una cellula neonazista che ha organizzato vandalismi contro i monumenti della Resistenza, ronde punitive contro i migranti e si apprestava a roghi e bombe xenofobe…

In Lombardia i neonazisti moltiplicano le scritte e gli atti intimidatori contro chi si occupa delle loro faccende…

In Germania un graduato della Bundeswehr, filonazista e xenofobo, per oltre un anno ha finto l’identità di un profugo siriano con il progetto di commettere un grande attentato e attribuirlo agli «stranieri»…

È invece di qualche mese fa la notizia che un militante della destra identitaria francese è stato arrestato con 125 chili di tritolo, 5 kalashnikov, 5.000 proiettili, due lanciagranate anticarro, 100 detonatori e 20 passamontagna: preparava azioni «contro la politica europea su immigrati, Islam e globalizzazione»…

Anche tra Bologna e Firenze si sta aggregando un’area neonazista, o meglio una vera e propria setta hitleriana dietro l’associazione «Virtute e canoscenza» che il 25 aprile ha celebrato nel Cimitero della Certosa i caduti italici della R.S.I. e la grande alleanza con la Germania nazista.

Dopo aver avuto canoscenza che il loro motto latino ETIAMSI OMNES, EGO NON era già stato usato dal PD e non apparteneva affatto alla Tradizione dell’Impero Romano, adesso sono passati a ETSI MORTUI URINT! che, a parte lo strafalcione di URINT per URUNT o URANT, vorrebbe dire più o meno «Quantunque i nazisti e fascisti siano morti, bruciano» o «Quantunque siano morti, possono bruciare»: insomma non solo svastiche, ma attentati incendiari…

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[BO] La ronda dei palestrati

Condannato a due anni e mezzo per aver rubato soldi pubblici, interdetto dai pubblici uffici, per tornare in pista l’ex leghista Manes Bernardini va ormai a braccetto con tutti, dal PD di Lepore & C. fino a Forza Nuova.

Ora, come si apprende da «Repubblica Bologna» del 28/04/2017, il povero Manes vorrebbe chiamare a raccolta i «frequentatori delle palestre», giovani «ben messi fisicamente», al fine di «combattere il degrado» in Piazza Aldrovandi considerata come «il nostro Piave: da lì non si indietreggia», con richiamo nostalgico alla canzone Il Piave mormorava resa celebre e obbligatoria dal Fascismo…

Subito, i politicanti neonazisti di Forza Nuova hanno aderito con entusiasmo ripromettendosi di dare in tal modo una lezione ai «giovinastri maghrebini».

Riteniamo un fatto grave che si organizzino ronde razziste effettuate solo per diffondere odio e ignoranza e coprire così le proprie malefatte. E sarebbe ancora più grave se vi partecipasse un partito come Forza Nuova i cui militanti si sono distinti, anche a Bologna, per violenze e pestaggi squadristi.

Chi semina vento raccolga tempesta!

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Antisemiti a Bologna ieri e oggi

Scrivere «Palestina libera» o «Bologna libera» o «Israele libera» su un qualsiasi muro vuol dire secondo noi esprimere un’esigenza di libertà e di rifiuto dell’oppressione che non può che riguardare di riflesso ogni luogo e ogni società.

Quando invece c’è chi scrive «Palestina libera» su un memoriale della Shoah, non è facile credere che si tratti solamente di una forma di stupidità e di miseria morale. Siamo di fronte piuttosto a una sorta di rivendicazione obliqua dello sterminio nazista, che quasi riduce la storia a tifo da stadio, come se si trattasse di una falsificante partita fra Nazipalestinesi e Razza ebraica.

Nell’Archivio di Stato di Bologna si conserva una quantità impressionante di lettere e messaggi anonimi scritti da bolognesi fra il 1943 e il 1944 per denunciare concittadini ebrei nascosti in città e da arrestare. Un’esposizione permanente in Palazzo d’Accursio di tutte queste missive sarebbe stato forse un memoriale più autentico della Shoah e avrebbe anche spiegato meglio che cos’era la piccola borghesia benpensante sotto il nazifascismo.

Ma oggi, a quanto pare, non è necessario essere neofascisti o neonazisti per fare gesti, provocazioni o discorsi antisemiti. Anche a Bologna comincia infatti a comparire quella ibrida e fantasiosa sottocultura anticapitalista e complottista per cui il «sionismo» e la «finanza ebraica» sarebbero responsabili delle scie chimiche, della macchina per produrre terremoti, delle torri gemelle, della siccità, della guerra in Siria e così via…

È una tecnica d’infiltrazione e di mascheramento di idee razziste che va respinta e riteniamo sbagliato che le culture antifasciste possano essere attraversate da certe «illuminazioni» e da chi le promuove o le difende. Fosse anche solo via social network.

Tanto più che dietro certe «illuminazioni» non è certo difficile riconoscere l’odio antisemita travestito da solidarietà estetizzante con gli oppressi.

A capire chi sia questo Paolo Barnard bastano anche solo poche righe del documento che qui sopra viene giudicato «impeccabile».

Sono Ebrei, per quanto ci provino non ce la faranno mai gli Ebrei a essere umani. Sono Ebrei. Per quanto, voi Ebrei, ci proviate, non ce la farete mai a essere umani. Vittorio Arrigoni è morto per una cloaca occidentale piagata da renziani ed ebrei ricchi massonici e potenti.

Gli Ebrei non dovevano MAI essere deportati e massacrati. Dovevano rimanere qui per sentirsi dire dallo 0.1% degli umani come me o come Arrigoni quanto sono merde e genocidi.

Davvero impeccabile! Lo sfregio ai morti si direbbe che sia una costante di questa scuola di pensiero. A gente così Vittorio Arrigoni gli avrebbe sputato, molto umanamente, in un occhio.

Essere contro le politiche di colonialismo, occupazione e apartheid in Israele e ovunque nel mondo – a cominciare dall’Italia, dai suoi CIE e dalle sue «missioni all’estero» – vuol dire prima di tutto contrastare qui e ora ogni forma di razzismo e di discriminazione!

Nessuno spazio all’antisemitismo!

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